Le allegorie di genere, così come l’uso di immagini che rimandano alla dimensione sessuale o erotica, sono parte integrante della storia delle rappresentazioni politiche e la propaganda ad esse ha affidato la circolazione di messaggi e valori, di stigmatizzazioni, antinomie, gerarchie. L’Italia Repubblicana continua a farne ampio uso, come conferma, prima di ogni altro dato, l’icona turrita.
Abbondano però sulla stampa vignette e fotografie sulla sessualizzazione dello scenario politico. Specialmente alle origini della Repubblica, il suffragio femminile attivo e passivo, disgregando il consueto paradigma donna-privato, uomo-pubblico, sembra produrre insieme ad uno slittamento dei ruoli di genere anche una sessualizzazione della sfera politica da sempre definita neutra e desessualizzata. Questo evento passa attraverso la rappresentazione di corpi che acquistano una carica erotica e sessuale, con immagini che rimandano alla corruzione prodotta dallo stesso corpo femminile: donne lascive, subdole, ingannatrici costituiscono un pericolo per la “cosa pubblica”.
Negli anni successivi anche la rappresentazione dell’uomo politico acquisisce connotati sessuali più marcati. Ma in questo caso, l’uso della categoria ha il compito di visualizzare rapporti politici di dipendenza, subalternità, dominio.