Cinque elette condividono il lavoro parlamentare con i propri mariti. Si tratta di deputate tra le più autorevoli che vivono come un vero assillo la difesa delle proprie attitudini e della propria autonomia. I mariti sono alti dirigenti, quattro del Pci e uno della Dc e vengono indicati come fonti legittimanti della presenza pubblica delle parlamentari, talvolta raffigurate nella veste di “donne del capo”, con una visibilità resa possibile solo dalla mediazione maschile.
L’ingresso delle donne nella sfera pubblica rinvigorisce un sentimento antifemminista diffuso nella società italiana che in Parlamento comporta talvolta la sottrazione della titolarità dell’incarico alle deputate che intrattengono un rapporto affettivo con dei colleghi così come la propria identità, per essere infine riconosciute dalla pubblica opinione come “mogli di”, espropriate di doti e qualità politiche. Le coppie Togliatti-Montagnana e Longo-Noce sono tra le più bersagliate dalla satira a causa dei clamorosi divorzi e della costituzione nuovi legami familiari da parte dei due dirigenti comunisti con compagne attive nello stesso partito.
Nilde Iotti e Palmiro Togliatti detengono il primato delle rappresentazioni. La giovane Jotti veste i panni di una virago provvista di frustino, autoritaria e oppressiva nei confronti del più anziano compagno, raffigurato come un omino timido e remissivo davanti alle sue richieste. Un esempio che assurge a paradigma di tale processo, soprattutto perché la deputata altrove è sempre classificata come aderente ai canoni vigenti di grazia e femminilità mentre il politico Togliatti gode fama di uomo duro, freddo e cinico.