L’attentato al comp. P: TOGLIATTI, che all’uscita da MONTECITORIO, viene raggiunto da quattro colpi di pistola dal giovane siciliano fascista “A. PALLANTE”.
La notizia si diffonde rapidamente, esco dal lavoro per recarmi alla sede del P.C.I. in via C. COLOMBO, 54 – MONCALIERI, sono presenti molti compagni e compagne, cittadini accorsi alla CASA DEL POPOLO. È presente una forte emotività e l’invito a reagire con una forte vigilanza nelle sedi del Partito. […]
Si decide una sorveglianza attiva nei nostri locali per seguire la situazione, si costituisce una staffetta diretta con la Federazione, per un’informazione diretta sul da farsi.
I giorni che seguono sono di forte impegno personale, alla CERVESATO dove lavoro e alla notte di guardia alla CASA DEL POPOLO. Nel salone delle riunioni vengono preparati giacigli di paglie per riposare, le compagne provvedono a rinfocillarci.
Nell’attesa rivivo la vita della mia breve esperienza partigiana, c’è la voglia di reagire ma veniamo frenati dal Partito, è un’attesa emotiva che ognuno di noi vive intensamente. Il momento è molto delicato, a Torino tutte le fabbriche sono occupate dagli operai, i dirigenti della FIAT sono praticamente prigionieri dei loro uffici. Da ogni parte d’Italia giungono notizie di occupazioni delle fabbriche, la CGIL proclama lo sciopero generale senza previsione di durata, siamo in presenza di un Paese paralizzato e in attesa di eventi drammatici. Il disorientamento è notevole e lo vivo con intensità. […]
Avere vissuto quei giorni intensi di pericoli è stata per noi giovani una lezione di grande importanza, un insegnamento per gli anni della mia attività politica-sindacale.
Personalmente, vivere i fatti e le paure di quei giorni mi permise di tirare un sospiro di sollievo, all’annuncio della CGIL di riprendere il lavoro.