Dopo l’arresto di Migliorini, fui nominato segretario della FGCI del Circondario (Pordenone non era ancora provincia). Nella primavera del 1953 in Italia ci fu un duro scontro politico. Si trattava di sconficcare la “legge truffa” varata dal governo Scelba-Saragat che prevedeva l’assegnazione dei due terzi del Parlamento al Partito che otteneva il 50% più uno dei voti degli elettori. Enrico Berlinguer al Comitato Centrale della FGCI lanciò la campagna per la conquista del voto dei giovani che votavano per la prima volta.
Una intuizione indovinata. Delle varie assemblee, incontri e comizi che tenemmo nella Destra Tagliamento, ricordo alcuni episodi. Nell’aprile ’53 tenni un comizio senza microfoni (non c’era ancora il rumore delle automobili) ai giovani e ragazze di Cordovado. Appena finito di parlare, si avvicinò il Maresciallo Scogliamillio con due carabinieri e mi disse di seguirlo in caserma. Mentre i giovani aspettavano fuori, egli mi fece parlare a lungo, mi fece firmare il verbale e mi disse che avrebbe proceduto alla denuncia perché io “avendo 20 anni e non essendo ancora elettore (allora per la Camera si votava a 21 anni), non avevo diritto di parlare in pubblico”!
Naturalmente la cosa finì in una bolla di sapone. La “legge truffa” il 7 giugno ’53 fu sconfitta (alla camera DC e alleati non raggiunsero il 50% dei voti). Ricordo il titolo de L’Unità: “L’Italia ha vinto! La truffa non è scattata”.