Yol 20/2/1946
Anna cara. E poi dì che non mantengo le promesse! Ti scriverò spesso, vedrai, fino ad annoiarti. In questo periodo particolarmente vorrei fosse consentito l’uso a piacere di carta; ti sotterrerei di lettere, non perché lo scrivere sia il mio forte, ma perché ho tante cose da dirti. Ho letto le 4 lettere di ottobre e proprio da esse scaturisce il bisogno che sento di parlarti a lungo, chiarire quei concetti un po’ contrastanti che tumultuano nella tua mente. Mi sembri un’anima in pena che brancola nell’incertezza, in cerca del giusto. Guardare il passato ed il presente, i fatti e le parole e farne il paragone non è difficile. Il difficile è valutarli scevri di pregiudizi e non assillati da idee vaghe, non determinabili, idee che altro non sono che rimorso e rimpianto ma – per caparbietà – non vogliamo riconoscere e confessare. Molti, moltissimi italiani recitano oggi il mea culpa! Chi sono costoro? Non certo io e quelli che non hanno mai voluto quel caos successo. Da questo lato gli unici ad aver diritto di lamentarsi dello stato attuale sono coloro che, come noi, hanno lottato per la “vera libertà”. Ma gli altri no! non devono lamentarsi – l’hanno voluto!
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La mia salute è sempre ottima. Ti abbraccio con affetto.
Franco