Proprio per la situazione in cui erano le donne, anche per me, nonostante fossi stata partigiana, non è stato facile accettare un ruolo pubblico, decidere la militanza per tutta la vita. Su di me ha sempre pesato il tipo di educazione ricevuta. Sono pochissime le volte che, anche ufficialmente, ho fatto dei grandi interventi; ho parlato, sia ai congressi anche della Cgil, però mi è sempre costato molta fatica perché quello che è nella tua formazione te lo trascini e difficilmente riesci a smantellarlo; però io aveva fatto una scelta e come carattere quando faccio una scelta, a meno che non mi renda conto che non posso andare avanti, do il meglio. Ho dato fino in fondo il meglio di me stessa per riuscire a superare le difficoltà che incontravo e che pur tutta via hanno sempre pesato su di me. Da parte delle donne, vi era ammirazione, stimolo, aiuto perché si capiva l’esigenza che qualcheduna facesse; dicevano “meno male che ci sei tu!”, “Meno male, vorrei riuscire anch’io”. C’era questo tipo di solidarietà fra le donne, cioè la consapevolezza dell’utilità del lavoro che facevo io, per loro e per la società.