Venni iscritta alla 3° media del Siotto Pintor. Tutti noi ragazzi del villaggio venivamo portati a Cagliari da un autobus dell’aeronautica, lasciati in via Roma e poi si proseguiva a piedi. Per raggiungere la mia scuola dovevo attraversare i quartieri vecchi della città, dove ancora erano dolorosamente visibili i segni della guerra. La scuola era un edificio vecchio, brutto, umido e puzzava di piscio di gatti. L’impatto non fu morbido. I professori e le nuove compagne furono molto gentili con me, ma ci separava in modo incisivo la lingua, anzi, la pronuncia.