Roma 3/6/1946
Caro Franco,
Ieri è stato un grande giorno per l’Italia. Ti confesso che quando ho avuto le schede in mano il mio cuore ha accelerato i battiti e la mia mano non era più tanto ferma. Sapevo che il mio voto insieme a quello di tanti altri avrebbe deciso le sorti del paese. Speriamo che Iddio ci abbia ispirati per il meglio.
Le cose sono andate abbastanza bene per quanto difettasse l’organizzazione. Io ho fatto presto: 3/4 d’ora appena ma la mamma è dovuta tornare ben 3 volte, ed alla 3° ha fatto una fila di 2 ore e Cesare pure. Ti confesso che pur essendo apolitica aspetto con una certa ansia l’esito, ed anche con un po’ di preoccupazione.
Mi ha fatto tanta pena sapere che migliaia d’italiani non hanno potuto votare. Un individuo ieri, dando la colpa alla Monarchia per aver tergiversato fino ad oggi per il referendum appunto per aspettarvi, diceva che non era giusto che per quattro gatti si dovesse rimanere tra color che son sospesi: alla qual cosa, ho chiesto duramente se voi non eravate italiani come noi. Ma so che con chi spera che con l’avvento della repubblica l’Italia guazzi nell’oro e nell’abbondanza non si può parlare. Questa è la maturità politica di certa gente! Non sanno che con la repubblica è necessaria la disciplina più stretta – che bisogna conoscere più i doveri dei diritti.
Comunque Repubblica o Monarchia ha una importanza relativa – quello che veramente interessa è che il capo sia veramente onesto e profondamente italiano – che non faccia pro-domo-suo ma nell’interesse del Paese. Abbiamo bisogno di essere uniti e concordi per riprenderci moralmente e materialmente. […]
Ti aspetto presto. Ti abbraccio affettuosamente.
Anna