Cominciammo a lottare per i problemi sociali. Era una battaglia dura e seria, vigeva molto la legge del maschilismo e quando parlavamo degli asili e delle scuole materne nelle riunioni, gli uomini se ne andavano. Ascoltavano solo chi parlava di politica. Ma la politica del mondo mi interessava, però mi interessava molto portare avanti i problemi sociali ed in modo particolare i bambini.
Quando ho iniziato questa battaglia la Clara c’era ma non ne parlava mai, io mi sentivo umiliata perché gli uomini se ne andavano fuori a fumare e una volta uno mi chiamò: “Ecco l’asilo” e io gli risposi “Ecco lo stronzo”. Quando incominciò la riunione ed io volli intervenire con un accanimento tremendo, dissi che quello che succedeva nel mondo mi dispiaceva tanto ma che io dovevo pensare ai nostri bambini e il primo che se ne andava era un nazifascista. Rimasero inchiodati e io spiegai le ragioni dell’asilo. L’educazione, l’istruzione, il posto sicuro, la nonna li amava tanto ma non sapeva, poveretta, fare nemmeno una croce. […]
Poi incominciammo la battaglia per le scuole a tempo pieno, la battaglia per il trasporto scolastico e tante tante cose.