A proposito di uomini politici, non posso non ricordare che a Riposto ebbi modo di vedere da vicino un grande personaggio dell’Italia repubblicana. Dopo il breve periodo della presidenza della Repubblica affidata temporaneamente a De Nicola, il Parlamento italiano venuto fuori dalle elezioni del 1948 aveva eletto alla carica di Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, già governatore della Banca d’Italia, esperto di economia, proveniente da una benestante famiglia piemontese che abbinava, come spesso capitava allora, serietà e laboriosità.
Nei primi anni cinquanta Einaudi venne in Sicilia in visita ufficiale e ,tra l’altro, non so come e perché (ricordo male?) venne a visitare Riposto. Tutto il paese fece ala al suo passaggio ed io fui tra questi. La macchina presidenziale, scoperta, scese per il corso principale ,lentamente, a passo d’uomo, ed io, che mi trovavo all’altezza di via Vaccarini, sul lato destro, vidi passare a tre metri da me questa macchina enorme, nera, scoperta, un ometto, ritto in piedi, minuto e gracile ma fiero, asciutto, timido il sorriso, bianchi i capelli radi sulla testa, bianchi anche gli occhiali.
L’impressione fu positiva, l’evento memorabile, più in la il giudizio della storia confermò quanto avevo percepito: la semplicità e la serietà del mondo antico. Ma non tutti erano così, basti pensare a tanta decrepita nobiltà, ai tanti ricchi la cui boriosa e ostentata superiorità sul povero, sul cittadino qualunque resero questa classe sociale, a me bambino, odiosa ed insopportabile.
Il detto evangelico “è più facile che…”, a me, aspirante dell’azione cattolica, confermava ulteriormente la bontà delle impressioni e mi faceva sentire fratello al Cristo, suo fedele apostolo.