Ancora oggi le donne vengono lasciate sullo sfondo delle ricostruzioni storiche, alle quali parteciparono, e quando vengono citate lo sono soltanto per il contributo, magari indispensabile ma pur sempre “contributo”!
Importanti atteggiamenti di resistenza civile di allora, esplosi, nelle campagne ciociare, ci vengono presentati oggi come atteggiamenti di passività, di fatalismo e di eterna sopportazione di uomini e donne di questa terra. Solo la televisione, nata nel 1954, fu subito vicina alle donne mostrando nei documentari, ancora in bianco e nero, la loro condizione più amara. In moltissime case mancava ancora la corrente elettrica e molte famiglie non avevano la possibilità di comprare il televisore. Ma il radunarsi in luoghi pubblici o in case private, anche lontane, per seguire le trasmissioni contribuì alla socializzazione ed alla ribellione delle donne quando videro la loro realtà proiettata sul piccolo schermo. La miseria diffusa non rimase più nascosta ad opera di grandi giornalisti che entrarono nei tuguri più remoti ed intervistarono le donne che, ancora timidamente, mostrarono ed illustrarono la loro condizione.
Tra la fine della guerra e l’istituzione della scuola media unica obbligatoria l’analfabetismo delle donne ciociare era ancora rilevante. L’opera meritoria di alfabetizzazione della RAI risvegliò in loro una sete di conoscenza che non immaginavano di avere e di indipendenza dalla vergogna della croce che le faceva sentire tutte trovatelle. Le modeste conoscenze ed i pregiudizi delle famiglie venivano tramandate oralmente da madre a figlia. Tuttavia anche le mamme, che non avevano potuto studiare, si sforzavano d’imparare a leggere ed a scrivere, pur avendo preparato il corredo delle figlie fin dall’infanzia, sussurravano loro che la dote più sicura era il pezzo di carta ed il lavoro.