Presidente fu nominato mio fratello Bruno. Dopo diverse traversie e preoccupazioni si lanciò una sottoscrizione a fondo perduto, si procedette ad una prima raccolta di fondi per raggiungere la somma necessaria, oltre sette milioni, per l’acquista del terreno. La somma fu raggiunta. Il sei gennaio del 1959 sul terreno acquistato fu piazzato un cartello con scritto “QUI SORGERA’ LA NUOVA CASA DEL POPOLO”. L’entusiasmo per questa inaspettata Befana fu contagioso. Per gli estranei, per coloro che non abitavano nel quartiere, forse è difficile capire cosa significasse quel cartello. Non era solo una rivincita, certo parziale, sugli avvenimenti nazionali, ma soprattutto una dimostrazione concreta di radicata volontà unitaria degli abitanti di avere uno spazio moderno ed adeguato per ritrovarsi a discutere problemi e avvenimenti.
Oggi parlando della partecipazione di quel periodo, viene naturale pensare solo ai militanti e simpatizzanti del PCI e PSI, non è esatto, perché in molti casi, lo spirito di solidarietà degli abitanti del quartiere fu capace di superare anche barriere ideologiche. Con l’esposizione del cartello venne rilanciata, su larga scala la sottoscrizione per la raccolta dei fondi per il progetto e l’inizio dei lavori. La parola d’ordine fu “1000 lire al mese ogni famiglia per la Casa del Popolo”. Non fu trascurato nessun tentativo al fine di ottenere contributi, oltre la sottoscrizione furono realizzate, serate danzanti, feste campestri ed altre iniziative. Va ricordato l’attivismo di alcuni uomini importantissimi per le raccolte di fondi e le varie iniziative volte in questo senso, e sono Ariosto Bergamaschi, uomo instancabile per ogni tipo di lavoro, sollecitatore e organizzatore sempre presente e capace di risolvere parecchie difficoltà. Gabriele Facchini, uomo prestigioso, molto ascoltato da varie parti politiche. Fu per diversi anni Aggiunto del Sindaco del Quartiere ed altre importanti persone , senza le quali, la nuova Casa del Popolo non sarebbe sicuramente sorta.
Le varie fasi della costruzione e della raccolta ebbero anche momenti drammatici quando alla vigilia di certe scadenze non c’erano soldi in cassa. L’inizio della costruzione richiedeva una messa a punto di molteplici questioni che costrinsero ad una pausa di circa venti mesi, impiegati per prendere fiato, sul piano finanziario e nella predisposizione delle condizioni per avviare la costruzione. Gli scavi iniziarono nella seconda metà del 1961, nel marzo del 1963 il bar fu aperto al pubblico.
Ricordando così a distanza tutti i motivi che portarono alla costruzione della Casa del Popolo resta, con la straordinaria testimonianza di questi muri divenuti contenitori di una ricca vita associativa, culturale, politica, il ricordo di una solidarietà fattiva degli abitanti del quartiere, un esempio su cui meditare anche per sollecitare una più approfondita analisi critica di un periodo ormai lontano, e che comunque è stato per una generazione un’esperienza esaltante e formativa.