Entusiasmati del successo della festa del 1° Maggio, notammo anche che buona parte della popolazione non era tanto ostile con noi come ai primi tempi; evidentemente si era allentata quella specie d’odio verso di noi, anche perché il frutto di tante lotte e di paziente convincimento riuscimmo a trasmetterli alla gente dopo tanti incontri, e dimostrazioni varie; anche se le provocazioni non mancavano, e provenivano come al solito dal vecchio sistema.
Entusiasmati, come dicevo, decidemmo di fare la Festa dell’Unità; certamente non era cosa facile, anzi era un’idea troppo ardua per la nostra zona e richiedeva molto impegno e tanta attenzione, ma volemmo correre il rischio. Così ci mettemmo al lavoro, con buona volontà, pensando di iniziare la sottoscrizione subito e pensando a tutto ciò che serviva; interessammo contemporaneamente la federazione e il comitato di zona, in modo che ci dessero un aiuto economico e quanto altro avessimo avuto bisogno. La federazione diede subito il benestare, e si congratulò con noi per la bella iniziativa e per il coraggio messo per affrontare la situazione; pensava che la manifestazione fosse ancora prematura nella nostra zona e poco consigliabile. Per cui, ci raccomandava di stare attenti, cauti e vigili nello stesso tempo, perché avrebbero cercato di darci fastidio in tutti i sensi. In ogni modo eravamo convinti e cominciammo a darci da fare e come al solito quattro o cinque compagni con un quaderno in mano, ci mettemmo a girare le strade e le piazze, chiedendo un contributo a compagni e amici più benevoli, facendogli capire che adesso dovevamo fare uno sforzo più grande e quindi essere più generosi.