Tralascio di accennare alle manifestazioni sulle questioni italiane salvo una. Era il ’65 e cominciavano nelle scuole i primi fermenti per rinnovare il sistema che negli anni successivi avrebbero avuto tanto sviluppo. Insegnanti e studenti avevano promosso una prima “marcia per la scuola”. Ero andata solo per solidarietà con la mia amica più cara, insegnante. Si era appena formato il corteo per il Corso quando la polizia caricò. I ragazzi non erano avvezzi a queste cose, si girarono di scatto per scappare, urtandomi violentemente. Caddi a terra. Francamente ero convinta che mi avrebbero schiacciata e già vedevo i titoli del giorno dopo, “Dimostrante calpestata a morte…”, mentre la testa mi rintronava dal calpestio di mille bufali in corsa. Non so come, me la cavai con qualche grossa sbucciatura a braccia e gambe. La mia amica fu fermata e in questura non volevano credere che fosse un’insegnante.
Una perla a proposito dei celerini: dopo una manifestazione regolarmente svoltasi, camminavo insieme ad un compagno dietro a una camionetta che stava allontanandosi, quando dall’alto del veicolo un tizio in divisa mi fece un gesto o disse qualcosa che voleva forse essere un complimento. Non gradendolo, risposi facendo le corna col braccio disteso lungo la persona. Quello dette in escandescenze e ci portò al commissariato: l’insultato era lui. Il commissario sentite le parti non fu tanto stupido da trattenerci…