Nell’autunno del ’47, all’età di vent’anni, si verificò nella mia vita il grande evento dell’iscrizione alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Bologna.
Perché proprio filosofia? Al liceo, da studente, avevo letto Hegel. In montagna, da partigiano, avevo letto Marx. E meditando sulle opere di Dante e di Leopardi, m’ero posto interrogativi sulla vita e sulla morte, su Dio e sull’Universo, su l’Eterno e l’Infinito, e sulle vicende della storia umana. E così avevo scelto filosofia e non ingegneria, come avrebbe desiderato mio padre.
Fu un evento importante non solo per me, ma per l’intero mio paese, per Bubano, perché ero il terzo giovane della borgata a iscriversi all’Università. Ero stato preceduto dal figlio di un mediatore di poderi e dalla figlia di un mediatore di bovini.