Nel clima della “guerra fredda” che continuava a dividere il mondo, in Italia non mancavano le rappresaglie contro la sinistra e contro il Sindacato.
Essere iscritto ad un partito di sinistra oppure alla CGIL, poteva costare il licenziamento; la diffusione di volantini, sottoposta ad autorizzazione della Questura, il picchettaggio ai cancelli delle aziende facevano fioccare denunce della polizia.
Quel clima si surriscaldò in concomitanza con la discussione alle Camere della legge elettorale “truffa” con la quale la DC con l’appoggio dei partitini suoi alleati (PSLI, PRI, PLI) voleva introdurre il premio di maggioranza a favore del partito che avesse conseguito la maggioranza relativa dei voti validi, assegnando ad esso il 52 per cento dei seggi in Parlamento.
Le manifestazioni nelle strade e nelle piazze si susseguivano ogni giorno.
La CGIL proclamò due scioperi generali. Catania quella volta fece la sua parte. Inseguiti dalla polizia per le strade e i vicoli del popolare rione San Cristoforo, dove forte era il PCI, ci scioglievamo e ci ricomponevamo in corteo, sfilando con bandiere e cartelli, applauditi dalla gente che usciva dalle case.
Il 7 giugno del 1953 la legge truffa fu sconfitta dall’elettorato. Anche la Sicilia diede il suo contributo.
Un nuovo corso si aprì nella vita democratica del Paese.