Alla commissione femminile del partito sostituivo una compagna che era in stato di maternità; una volta che la compagna è ritornata io avevo frequentato la scuola, m’hanno proposto se volevo andare alla commissione femminile alla Camera del lavoro perché avevano bisogno di una dirigente e io ho accettato. In ogni organismo dirigente c’era la rappresentante femminile perché di fatto, non solo le donne avevano bisogno di imparare a discutere, avendo vissuto fino a quel momento nel mondo che le sottovalutava, ma anche perché si trovavano in difficoltà a discutere i loro problemi assieme agli uomini. D’altra parte, le donne avevano dei problemi particolari che dovevano essere affrontati, elaborati, e poi portati in seno al sindacato per farli diventare proprietà del sindacato. Questa è la ragione delle commissioni femminili sia nell’ambito del sindacato sia nell’ambito del partito. Tutti i partiti avevano le loro organizzazioni femminili, proprio perché partivano da questa realtà. In Italia così come esisteva una questione contadina e una questione meridionale, esisteva anche una questione femminile, che non era solo una sottovalutazione sul piano culturale, ma era una realtà determinata da una differenziazione anche sul piano della valutazione del lavoro e del salario.