Nella campagna per il 2 giugno 1946 (Assemblea Costituente e Referendum monarchia o repubblica) feci a Bagnoregio, in provincia di Viterbo, il primo tentativo di parlare in pubblico, salendo su una sedia, per fortuna nell’anonimato e insieme ad altri compagni appena un po’ più dirozzati come oratori.
Il primo “vero” comizio lo tenni a Narni, bellissima e importante città della provincia di Terni, e famosa per il Gattamelata. Da quella sezione avevano richiesto Rita Montagnana, dirigente delle donne comuniste e moglie di Togliatti, che era già oberata di impegni. Non so cosa passò per la mente della compagna organizzatrice (forse essendo vissuta in Francia in esilio non si rendeva conto di che città fosse Narni) quando venne a propormi di andare al posto di Rita. Accettai probabilmente per disciplina e credendo anche io che Narni fosse un paesetto. Per solidarietà e conforto mi accompagnò Velia, una giovane che lavorava con me e che con me divise il pane e mortadella con cui pranzammo, per risparmiare i soldi del partito.
Arrivammo alla stazione e qui ebbi il primo tuffo al cuore: manifesti col mio nome a caratteri cubitali annunciavano il comizio nel teatro cittadino ed ero l’unico oratore! (Nemmeno in seguito ho potuto vedere il mio nome sui manifesti senza imbarazzo, ma quella volta…). Non so come riuscii a recitare o meglio a leggere il testo che avevo preparato scrupolosamente, di certo troppo breve come unico piatto della manifestazione (e a quei tempi erano in auge quelli che parlavano a braccio e a lungo: quando si avevano gli appunti in mano sentivi qualcuno sussurrare con una punta di sprezzo “tiene ‘a carta…”).
La platea del teatro di Narni non l’ho mai dimenticata. V’erano in prima fila persone “con gli occhiali”…