Il risultato positivo di tale lotta, contribuì ad accrescere nei mezzadri la convinzione che con la lotta unitaria si poteva cambiare il contratto di mezzadria stipulato sotto il regime fascista. […] La portata liberatoria di tale lotta fu dirompente, fece sorgere nei mezzadri la consapevolezza che era possibile uscire dallo stato di soggezione alla proprietà, tale coscienza crebbe anche all’interno della famiglia mezzadrile. Le donne, che nella famiglia contadina non avevano molta considerazione, erano costrette a subire le decisioni del capoccia e della massaia, spesso dedite a lavori faticosi nei campi e in casa. Gli uomini ad esempio durante i lavori estivi dopo il pranzo si riposavano andando a letto un’ora o due, le donne no, dovevano fare le faccende di casa oppure lavare i panni, accudire ai bimbi ed essere pronte a ripartire quando gli uomini facevano ritorno nei campi. Era una vita impossibile, non percepivano mai remunerazione alcuna per il loro lavoro, tutto veniva incassato dal capoccia, in alcune famiglie, ove esistevano due o tre cognate, spesso le donne avevano in camera zucchero o frutta per poterle dare ai loro piccoli, di nascosto perché non potevano esigere che tali prodotti fossero acquistati e messi a disposizione di tutta la famiglia dal capoccia o dalla massaia.
Discussioni continue per poter acquistare vestiti per loro e per i loro figli, quasi sempre c’era il rifiuto del capoccia, spesso perché le disponibilità economiche erano ridotte, ma anche perché l’egemonia del capoccia e della massaia doveva essere accettata e rispettata da tutto il resto della famiglia. Le donne allevavano piccole quantità di polli e conigli per poterli vendere e con il ricavato provvedere all’acquisto del vestiario e delle quantità di roba sopra descritta. Talvolta, nelle famiglie si apriva una certa concorrenza fra una sposa e l’altra, fra chi sapeva operare meglio e di conseguenza si verificava che i figli di una avevano maggiori disponibilità dei figli delle altre spose della famiglia. Questa era la famiglia patriarcale già in crisi con assurdità che non potevano continuare. Quelle lotte, la discussione che veniva portata avanti dai partiti della sinistra, soprattutto dal PCI, che cercavano di far capire che il lavoratore non doveva togliersi il cappello di fronte al padrone ma discutere a testa alta con dignità, superando lo stato di soggezione finora subito, quelle lotte aprirono in migliaia di donne la consapevolezza che potevano cambiare molte cose nel rapporto con la proprietà ma anche all’interno della famiglia mezzadrile fecero fare una passo notevole alla democrazia nel nostro paese.