Il lungo corteo di automobili nere, quelle di stato, si era avviato in direzione dell’aeroporto: in testa il furgone con la bara ricoperta di fiori, a seguire tutti gli altri. Si poteva notare il composto dolore di Nilde Iotti che aveva al fianco l’adorata figlia adottiva Marisa Malagoli, e il viso tirato di Luigi Longo, già diventato praticamente, per successione, segretario generale del PCI e che stringeva nelle mani, senza mai abbandonarla, la sua borsa di pelle scura che conteneva i fogli manoscritti del famoso memoriale, il testamento politico di Togliatti che forse qualcuno sarebbe stato interessato ad occultare. Numerosi erano i rappresentanti di partito e del governo sovietico, i dirigenti del PCI e di tanti altri partiti comunisti non soltanto europei.
Percorsi però, a lenta andatura, un paio di chilometri il corteo subisce un improvviso arresto ed un certo trambusto viene a turbare la solennità del momento. Cos’era successo? Dal carro funebre che guidava la carovana si levava un fumo intenso, con qualche accenno di fiamme vivaci. […] Rapidamente fu fatto arrivare un nuovo furgone e, trasferita la bara, senza più il quadro, il mesto viaggio poté riprendere, evitando così il rischio di riportare in Italia soltanto le ceneri del capo dei comunisti.