Dover lottare per il lavoro è stata, è e sarà la più grande offesa e la più grande ingiustizia che una parte della popolazione ha sopportato ieri, patisce oggi, e subirà, probabilmente, anche domani. Non è tollerabile che per sopravvivere in questo mondo pieno di cose inique si debbano accettare ogni sorta di prevaricazioni, abusi di potere e violazioni dei propri diritti. «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Era il primo gennaio 1948 quando entrava in vigore la Carta Costituzionale che stabiliva, con l’articolo quarto, il diritto di ogni cittadino ad avere un lavoro, sul suo dovere a svolgerlo diligentemente per contribuire alla crescita sociale dello Stato.