Eravamo una quindicina di giovani, attivisti di sezione dei quartieri popolari di Napoli, di comuni della provincia e di paesi delle zone interne della Campania e della Lucania. Partimmo da Napoli dopo esserci riuniti nella sede della Federazione in via Loggia dei Pisani, Ci accompagnò Franco Daniele del comitato regionale campano lucano del Partito. Quando arrivammo a Roma, era la prima volta che ci andavo, ci portò alla foresteria in via Nazionale dove pranzammo bene, tagliatelle alla bolognese e carne. Tutto il mese che fummo nella bella villa settecentesca di Frattocchie, alla quale era stata aggiunta un’ ala nuova per le aule, le sale di studio, la residenza dei docenti e dei corsisti e la grande aula Magna dove c’era una grande tela di Renato Guttuso raffigurante la battaglia di Ponte Milvio, ci alimentarono in modo sorprendente per noi, colazione pranzo cena, carne due volte al giorno. […]
Non era facile per tutti noi del corso, giovani quadri meridionali di sezione , venuti al partito tra la fine degli anni 40 e l’inizio del degli anni 50, io ero il più giovane, adeguarci ad una disciplina di vita e di studio molto rigorosa e per certi aspetti rigida, un po’ improntata alla pedagogia di Makarenko e un po’ a quella dei confinati antifascisti di Ventotene, dove operai comunisti si trovarono insieme a figure prestigiose di intellettuali in una comunità scolastica “sui generis”. Non mancarono da parte nostra momenti d’insofferenza per le regole della sicurezza, di ordine, per i ritmi cadenzati imprescindibili di studio e di lavoro sociale, momenti mai lasciati cadere nell’indifferenza dai dirigenti della scuola e affrontati con lunghe discussioni nel collettivo di cellula.