Quando iniziò la campagna elettorale, molti erano scettici sulla possibilità di sconfiggere la legge truffa, cioè che non scattasse il premio di maggioranza per i partiti di governo che si erano presentati, DC, PSDI, PLI, PRI.
In sezione venivano intellettuali, simpatizzanti, e nelle discussioni emergeva la preoccupazione sulle conseguenze di una vittoria della DC e dei suoi alleati, nel caso conseguissero il 50% più un voto; già si preconizzava l’instaurarsi di un regime clericale autoritario, che avrebbe modificata la Costituzione e limitato le libertà per l’opposizione comunista e rafforzato il clima di discriminazione anticomunista nei luoghi di lavoro.
Io prendevo la parola, esprimevo la fiducia, anzi la certezza della vittoria nostra, il 50% più uno non sarebbe scattato; ero ascoltato con simpatia e commentato benevolmente per il mio entusiasmo.
Poi, ai risultati (i voti dell’opposizione di sinistra e di destra non fecero scattare il premio di maggioranza per il quadripartito) ci ritrovammo tutti a festeggiare e qualcuno ricordò il mio ottimismo ed ebbi un applauso.