Piano, piano volevano conquistare parità di diritti e di dignità di persona e il diritto al voto conquistato dopo la guerra era stato un primo grande passo. Mia madre aveva insegnato a votare a mia nonna che era analfabeta portandole a casa un foglietto con il simbolo del partito per farglielo memorizzare e alle sue incertezze le diceva: – “Basta che facciate una croce, quella la sapete fare” – e le faceva capire l’importanza di quel voto – “Bisogna che facciamo vincere il nostro partito che almeno fa gli interessi dei lavoratori. I signori votano per quelli che fanno i loro interessi, non i nostri!” – Era importante non perdere neanche un voto e siccome nei giorni delle votazioni mia nonna era ricoverata all’ospedale di Modena per problemi di cuore, un compagno del partito si offerse di andarla a prendere con la macchina fino all’ospedale per farla votare al paese e poi riportarla indietro. Così avvenne, andammo insieme mia madre ed io, perché così mi feci un giro in macchina che non c’ero mai stata.