Circa un mese dopo, il 14 luglio, ci fu l’attentato contro Palmiro Togliatti, il capo dei comunisti italiani, che segnò il punto di non ritorno nel percorso verso la scissione sindacale. La CGIL proclamò immediatamente lo sciopero generale. Nei luoghi di lavoro la tensione divenne altissima e si temette un’insurrezione generale da parte delle sinistre politiche e sindacali. In quella occasione ebbi un forte diverbio con la Dirigenza provinciale della mia Amministrazione, che, in preda ad una ingiustificata paura, lasciò piena libertà ai ricevitori postali locali, non ancora dipendenti dello Stato, di chiudere o meno gli uffici, costringendo di fatto, molti dipendenti ad assentarsi dal lavoro. Per fortuna lo stesso Togliatti, sopravvissuto ai colpi di pistola dello sciagurato attentatore, invitò i cittadini a mantenere la calma, sconfessando i novelli rivoluzionari.
Un fatto fuori dell’ordinario riuscì a calmare i più irrequieti. La sera di quel dannato giorno la voce del giornalista Mario Ferretti annunciò al mondo sportivo la vittoria di Gino Bartali a Briancon; quel giro di Francia che sembrava perso, era ormai nelle sue mani. Gli ululati delle auto, l’urlo degli ammiratori del campione fiorentino, per quel grande gesto sportivo, attenuarono improvvisamente le diatribe e gli scontri che stavano verificandosi in varie piazze d’Italia. Lo stesso Alcide De Gasperi, il giorno successivo, ringraziò Bartali per quel suo indiretto aiuto, in un momento tanto difficile per il nostro paese.
Il pericolo di disordini che potevano sfociare in una guerra civile fu comunque molto alto e accelerò i tempi delle scelte e dei chiarimenti interni, anche nell’ambito del sindacato unitario. Giulio Pastore, capo indiscusso dei sindacalisti moderati, si rese conto che le due anime del sindacato, quella riformista e quella potenzialmente rivoluzionaria, non potevano stare più insieme e cominciò a gettare le basi della scissione.