Il giorno dei funerali, il pomeriggio del 24 di agosto, la città di Roma si trovò ad assistere a qualcosa di assolutamente inedito: un immenso corteo di popolo da piazza Venezia accompagnò fino a piazza S. Giovanni le spoglie mortali di Togliatti, in un mare di bandiere rosse, tante bande musicali che alternavano le note dell’”Internazionale” e di “Bandiera Rossa” ai canti partigiani e a brani di musica classica; numerosi i gonfaloni delle città, dei comuni, delle province d’Italia amministrate dai comunisti, accompagnati da sindaci e presidenti che indossavano la fascia tricolore. Altri piccoli cortei, provenienti dalle stazioni ferroviarie e dai parcheggi periferici degli autobus, sfilavano da direzioni diverse per le strade di Roma confluendo nella vasta piazza S. Giovanni, che non riuscì a contenere tutti e dove, su un grande palco allestito per la bisogna, furono pronunciate le orazioni ufficiali.
Poi, conclusa la cerimonia, quando già incombevano su Roma le prime ore del tramonto, l’inumazione in forma semiprivata al cimitero del Verano, nella tomba di proprietà del PCI.
Fu calcolato che oltre un milione di persone avesse partecipato ai funerali di Togliatti. Niente di simile si era mai visto a Roma, in Italia. L’anno precedente, il 1963, alla solenne cerimonia funebre in piazza S. Pietro per la morte di Giovanni XIII, il Papa buono, la partecipazione dei cittadini, in prevalenza romani, era stata stimata in un ordine di poco superiore alle duecentomila unità. Per trovare qualcosa di comparabile bisognava andare molto indietro nel tempo, forse a quel 1840 quando il popolo francese si riversò nelle strade di Parigi per salutare il rientro in patria delle spoglie di Napoleone dall’esilio di S. Elena.
L’evento aveva impressionato molto l’opinione pubblica italiana, e venne anche immortalato in una grande e celebre tela di Renato Guttuso, nella quale è possibile riconoscere, tra gli altri, i volti dei maggiori dirigenti del PCI dell’epoca, da Longo, ad Amendola, da Pajetta ad Ingrao, alla Iotti, a Berlinguer.