Nasce a Napoli il 2 settembre 1917, da Maria di Majo e dal commediografo Raffaele Viviani.
Terza di quattro figli, cresce accanto ad una zia materna poiché i genitori sono impegnati nell’attività teatrale, in un clima educativo caratterizzato da libertà e anticonformismo. Frequenta il collegio per fanciulle Regina Coeli di Napoli, un’istituzione dove respira un clima molto diverso da quello familiare e successivamente prosegue gli studi presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa; dopo il diploma magistrale si iscrive all’Istituto Universitario Orientale di Napoli, dove frequenta la facoltà di Lingue e letterature straniere e nel 1940 consegue la laurea. Durante gli anni universitari si iscrive al Guf e partecipa ai Prelittoriali della cultura con alcuni scritti sull’arte e sulla letteratura.
In questi anni incontra Riccardo Longone, padre del suo primo figlio, Giuliano. Con la frequentazione della famiglia Longone, in particolare con il rapporto che instaura con la suocera Fifina, avvia il suo apprendistato antifascista. Dopo il matrimonio, avvenuto nel 1941, lavora come insegnante in una scuola della provincia e si iscrive al Pci. Dopo l’8 settembre 1943 si trasferisce a Roma e partecipa alla Resistenza nelle Brigate Garibaldi, con l’incarico di assistere le famiglie dei caduti e dei prigionieri nella III Zona (Flaminio-Parioli-Salario); nominata responsabile delle attività tra le donne, è tra le organizzatrici degli assalti ai forni compiuti dalle donne contro il razionamento del pane. Per queste attività ha ricevuto il riconoscimento di partigiana combattente, con il grado di sottotenente e la qualifica di commissario politico nelle Brigate Garibaldi, con una Croce al merito di guerra.
Alla fine del conflitto lavora nella commissione femminile del Pci, occupandosi soprattutto della propaganda nei rioni popolari di Napoli, a contatto con le masse femminili. Un’intensa attività che le consente, nel 1963, di ottenere il collegio senatoriale di Forcella a discapito del monarchico Achille Lauro. Nel 1947 è eletta consigliera comunale a Napoli e nel 1948 è eletta alla Camera, con un mandato che sarà rinnovato sino al 1968. Un lungo impegno parlamentare volto soprattutto al settore dell’assistenza, dei diritti delle donne e dell’infanzia. Nel dopoguerra è tra le fondatrici dell’Udi e del Comitato per la salvezza dei bambini di Napoli, con il quale organizza la partenza di migliaia di bambini nelle regioni del centro e del nord Italia, con i Treni della felicità. È componente degli organismi dirigenti dell’Udi sin dal 1949 e fornisce un contributo politico e teorico alla crescita dell’associazione, sostenendo sempre la sua autonomia. Negli anni settanta è tra le promotrici delle battaglie per la maternità, la sessualità e l’aborto, per la conquista dei diritti civili, protagonista di tutte le trasformazioni dell’Udi. Fa parte del gruppo che presenta la Carta degli intenti, adottata nell’XI congresso del 1982, che segna un forte cesura organizzativa e politica dell’associazione. In questo periodo si dedica, assieme a Maria Michetti e Marisa Ombra, all’organizzazione e alla conservazione del patrimonio documentale dell’Archivio storico dell’Udi e alla pubblicazione del volume UDI, laboratorio politico delle donne (1998).
Negli anni novanta pubblica le memorie Rosso antico. Come lottare per il comunismo senza perdere l’umorismo (1994) e Le viceregine di Napoli (1997).
Muore l’11 giugno 2012.