È donna dal tono severo: ella proviene dall’Azione
cattolica dove l’austerità è di prammatica. Ma quel
giorno, entrata a cortese polemica con l’on. Calosso,
la Bianchini, non solo seppe contraddire con
molto spirito i paradossi del deputato saragattiano,
ma condusse la sua offensiva con tanta bravura da
meritarsi alla fine le congratulazioni e gli applausi di
tutta l’Assemblea.
«LA STAMPA»
Laura Bianchini nasce a Castenedolo (Brescia) il 23 agosto 1903, a soli quattordici anni lavora ed è inserita nella Gioventù femminile dell’Azione cattolica. Ha diciotto anni quando riprende gli studi e, sostanzialmente da autodidatta, si diploma maestra, poi nel 1932 consegue la laurea in Lettere. Presidente del Circolo femminile bresciano della Fuci, la giovane si forma nel clima del cristianesimo sociale, come altre sue e suoi coetanei condivide le idee di Maritain. Laura inizia a insegnare in città, prima come maestra elementare, successivamente come docente di storia e filosofia e preside dell’Istituto magistrale. Collabora con vari periodici, con la casa editrice La Scuola, Morcelliana. Tra il 1941 e il 1943 pubblica alcuni testi didattici. Queste esperienze contribuiscono a maturare in lei un interesse per l’istruzione e per la scuola che segnerà costantemente la sua biografia. Durante la Seconda guerra mondiale, Laura stabilisce i primi contatti con il Partito popolare, poi entra nella Resistenza con le Fiamme verdi. Ha quarant’anni, dimostra esperienza, sensibilità politica e coraggio sotto diversi punti di vista: interviene sulla stampa clandestina con gli pseudonimi di Penelope, Don Chisciotte, Battista, svolge varie attività e presto la sua abitazione è sede del I comando Militare e della redazione del giornale «Brescia libera». Sospettata e sorvegliata dalla polizia, ella lascia la sua abitazione per trasferirsi a Milano dove, ospite delle suore poverelle, intensifica l’attività con le formazioni partigiane cattoliche. Responsabile stampa per Fiamme verdi, dalle colonne de «Il Ribelle» esorta gli italiani alla lotta contro il nazifascismo. Per la sua attività e i tanti rischi corsi le è conferito il grado di maggiore dell’Esercito partigiano. Su indicazione di De Gasperi promuove l’organizzazione della Dc nel bresciano e si impegna a favore del movimento femminile; nel dopoguerra ha un ruolo di primo piano nella organizzazione dei gruppi femminili Dc. Designata membro della Consulta nazionale, assume l’incarico di segretaria della Commissione istruzione e belle arti. Eletta alla Costituente, aderisce allo schieramento cristiano sociale di Giuseppe Dossetti. A Roma Laura Bianchini vive in via della Chiesa Nuova 14 dove entra a far parte, insieme ad Angela Gotelli, La Pira, Fanfani, Lazzati, Dossetti e a molti altri giovani della Comunità del Porcellino.
È eletta alla I Legislatura, poi nel 1953 esce dalla vita parlamentare per continuare l’attività nell’Azione cattolica e dedicarsi all’insegnamento. È docente al liceo Virgilio di Roma, dove rimane fino al 1973. Negli anni Settanta è ancora a Roma, nella solita abitazione di via della Chiesa Nuova: sono rimaste lei ed Angela Gotelli.
Muore a Roma il 27 settembre 1983.
La città di Brescia nel 1999 per iniziativa del gruppo «Promozione Donna», custodendo la memoria della concittadina, le dedica il premio Laura Bianchini.