Nasce a Milano il 3 aprile 1906 in una agiata famiglia medio borghese. La madre muore nel 1910 e viene allevata con la sorella minore dal padre, un commerciante di cultura laica che simpatizza per il socialismo e dalla nonna. Si diploma in Conservatorio e dopo il fallimento dell’attività paterna, a seguito della crisi del 1929, è lei a mantenere la famiglia insegnando pianoforte; nel contempo si sposa con Gianni Todaro e nel 1935 nasce una figlia, Valeria. Risale a questi anni l’inizio dell’impegno antifascista, con i contatti intrapresi nel 1934 con Giustizia e Libertà e qualche anno dopo con il Partito socialista. Con gli pseudonimi di “Falciatrice” ed “Edvige” entra in rapporto anche con il gruppo lombardo Rosso di Vittorio Della Porta, Aligi Sassu e Raffaele De Grada e successivamente assume un ruolo centrale in un altro nucleo cospirativo, il gruppo Erba.
Nel 1937 si innamora di Vittorio Della Porta e decide di lasciare il marito. Una scelta difficile che ha, tra le altre conseguenze, quella di attirare su di sé l’attenzione della polizia. Entrata in clandestinità, affida la figlia al marito e nel 1938, dopo la morte dell’uomo per tifo, a parenti e infine a un convento di suore. Nello stesso anno espatria clandestinamente in Svizzera, dove milita nella Lega italiana per i diritti dell’uomo e nella sezione del Psi di Ginevra, della quale diventa responsabile. Nel 1939 sposa Della Porta e con lui si avvicina al Partito comunista, al quale si iscriverà nel 1942 assumendo ben presto un ruolo dirigente.
Alla caduta del fascismo rientra in Italia e svolge funzioni di collegamento tra le formazioni partigiane e la Svizzera. Nel giugno 1944 viene arrestata durante una missione e ristretta nel carcere di Lugano per tre mesi. Scarcerata, affronta un doloroso divorzio e decide di rientrare in Italia per raggiungere la Repubblica dell’Ossola, costituita dalle formazioni partigiane il 9 settembre 1944 nei territori liberati. Nella Repubblica ossolana organizza i Gruppi di difesa della donna ed è nominata Commissario aggiunto all’Assistenza, prima donna ad ottenere un incarico istituzionale in assenza del diritto di voto. Alla fine di ottobre, quando è imminente la caduta della Repubblica, organizza l’evacuazione dei bambini in Svizzera e, conclusa l’operazione, riattraversa il confine per raggiungere il comando delle Brigate Garibaldi, dove dirige l’attività di assistenza ai combattenti del Cusio e del Verbano. Nel febbraio del 1945 è nominata presidente del Cln di Novara e con questo ruolo dirige il servizio di assistenza dell’intera provincia, partecipando alle trattative per la resa del locale comando tedesco. Nel dopoguerra le viene conferita la Medaglia d’Oro al valor militare.
Nel 1945 è tra le 13 donne nominate alla Consulta nazionale. Tra il 1946 e il 1948 lavora nella Commissione per i danni di guerra, nell’Unione nazionale per il soccorso dell’infanzia ed è tra le ideatrici e organizzatrici dell’iniziativa denominata Treni della felicità. Eletta alla Camera nelle liste del Pci nel 1948 e nel 1953, presenta numerosi progetti di legge. Nel 1958 il partito le chiede di trasferirsi a Berlino Est per dirigere la delegazione italiana della Federazione democratica internazionale delle donne. Rimane in carica per tre anni, durante i quali si dedica anche all’organizzazione del convegno internazionale per il Cinquantenario della Giornata della donna, svoltosi a Copenaghen nel 1960. Rientrata in Italia, dal 1962 al 1972 dirige l’Udi milanese ed è eletta al Consiglio comunale di Milano nel 1963. Ricopre incarichi nell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e nella Cgil di Milano.
Muore a Milano il 30 maggio 1993.