Una delle tante esistenze perse tra l’omertà dei testi
scolastici e il disinteresse per l’umanità.
Elettra Pollastrini nasce a Rieti il 15 luglio del 1908. Presto si trasferisce a La Spezia dove compie gli studi conseguendo la licenza tecnica. La famiglia nutre sentimenti antifascisti, il fratello Olindo, per sfuggire alla repressione nel 1923, è costretto ad esiliare in Francia, dove tempo dopo Elettra e la madre lo raggiungono. La giovane si impiega come operaia alla Renault, entra negli ambienti dell’emigrazione comunista, è attiva nell’Unione popolare italiana (Upi). Nel 1938 è di nuovo in Francia. Con l’occupazione nazista, Elettra è arrestata e rinchiusa nel campo di Rieucros insieme ad altre “compagne”, con le quali salda un legame di amicizia. “Miriam”, questo il nome assunto in clandestinità, vive in difficili condizioni e in quei rigidi inverni tra le montagne di Lozère si ammala. Nel 1941, dal Governo di Vichy, viene estradata in Italia. Elettra torna a Rieti dove vive sotto sorveglianza. Nel 1943 tenta la ricostruzione del primo nucleo comunista nella città e partecipa alla Resistenza, ma viene scoperta, arrestata e condotta a Regina Coeli; nel gennaio 1944 è deportata in Germania, questa volta al campo di Aichach, dove è costretta ai lavori forzati per venti mesi. Elettra rientra in Italia dopo la liberazione. È un “quadro” femminile capace, esperto e fidato, così il Pci la nomina alla Consulta nazionale, nel 1946 la candida alla Costituente. Contemporaneamente, ella si dedica alla vita amministrativa ricoprendo il ruolo di assessora all’assistenza a Rieti: un’esperienza che le consente di stringere rapporti con il territorio, di individuare e risolvere i problemi minuti e quotidiani. Nuovamente eletta alla I ed alla II Legislatura, la deputata mantiene un costante rapporto con il territorio, affrontando alla Camera diversi problemi legati alla realtà locale. Sempre negli anni Cinquanta, Elettra Pollastrini, membro del Comitato federale del Pci di Rieti, è responsabile dei Partigiani per la Pace. Svolge attività anche nel movimento femminile, e sarà, su incarico della Commissione femminile nazionale, inviata in Sicilia. Dopo queste esperienze, nel 1958 si trasferisce per cinque anni in Ungheria dove lavora presso Radio Budapest.
Tornata in Italia, è di nuovo a Rieti dove muore il 2 febbraio del 1990. A Rieti una strada e una Sezione dell’Anpi portano il suo nome.