Nasce a Romagnano Sesia (Novara) l’8 febbraio 1919 da Amalia Berrini, una donna dalla forte personalità, sorella di Elvira Berrini Pajetta e Giuseppe, un medico e avvocato socialista perseguitato dagli squadristi e inviato al confino nel 1927, primo sindaco in carica dopo la Liberazione.
Ultimogenita di cinque figli, frequenta le scuole medie a Biella, nel collegio delle Suore Rosminiane, con la cugina Maria Elvira Berrini. Prosegue gli studi a Novara, dove frequenta il Liceo classico e poi a Pavia, iscritta alla facoltà di Medicina. Negli anni universitari svolge tirocinio presso l’ambulatorio paterno e nel prestigioso ambulatorio pediatrico retto dal professor Piero Fornara, all’Ospedale Maggiore di Novara: un gruppo di lavoro vivace e fermamente antifascista del quale fa parte Felice Bonfantini, Cino, col quale si lega sentimentalmente e che morirà nel lager di Dortmund nel giugno 1944.
Laureatasi nel luglio 1943, lavora come assistente nell’Istituto di Chimica biologica dell’Università di Pavia sino al 1944 quando con la cugina Mariolina Berrini entra attivamente nella Resistenza: hanno seguito entrambe il medesimo filone di studi e assegnano loro la carica di ispettrici sanitarie in Valtellina. Per sottrarsi alla cattura dei fascisti si trasferisce a Torino, dove opera al comando regionale piemontese delle Brigate Garibaldi, diretto da Giacomo Scotti. Un’attività che nel dopoguerra le varrà il riconoscimento di partigiana combattente.
L’esperienza della lotta partigiana è determinante per le scelte di vita del dopoguerra, l’impegno professionale e quello politico devono interagire l’un l’altro, perseguire un unico ideale e decide così di lasciare la ricerca di laboratorio per lavorare sul territorio come medico scolastico.
Nel 1946 è eletta al consiglio provinciale di Novara nelle liste del Pci, è nominata vicepresidente dell’Opera nazionale maternità e infanzia e le viene affidato l’incarico di raccogliere foto e biografie dei partigiani della zona morti nella guerra di Liberazione.
Completa la propria formazione professionale in Neuropsichiatria infantile all’estero, prima in Belgio e poi nel 1947 in Francia, presso l’Ospedale Sant’Anna di Parigi, nel 1948 è a Losanna e nel 1949 a Malevoz, in Svizzera, dove è attivo un Servizio Medico-pedagogico che è un punto di riferimento europeo per la neuropsichiatria infantile. Nel 1949 torna a Novara e diventa assistente ospedaliera del professor Piero Fornara e istituisce un Centro medico-pedagogico che trent’anni dopo diventerà il Servizio di neuropsichiatria infantile dell’Azienda sanitaria Ospedale Maggiore di Novara: lo dirigerà sino al 1980. Un percorso analogo è seguito da Giovanni Bollea a Roma e Mariolina Berrini a Milano. Nel 1951 consegue la specializzazione in Neuropsichiatria infantile e l’anno successivo trasforma, con l’aiuto del prof. Fornara, l’Istituto Carlo Pedroni di Cresseglio, nato come orfanotrofio per i figli dei partigiani caduti, in un centro di accoglienza per “bambini difficili”. Nel 1960 ottiene la libera docenza in Neuropsichiatria infantile.
Nel 1963 è eletta deputata alla Camera nelle liste del Pci, dove contribuisce a delineare il processo delle future riforme degli ospedali psichiatrici e del servizio sanitario e si batte per l’istituzione della scuola materna statale.
L’impegno per una politica di riforme dei servizi per l’infanzia continua quando ricopre incarichi a livello amministrativo. Nel 1964 è eletta sindaca di Grignasco (Novara) e realizza la riforma del doposcuola con l’introduzione del tempo pieno; nel 1978 è eletta al consiglio comunale di Novara e con la nomina ad assessora ai Lavori pubblici promuove la ristrutturazione del Parco dei bambini, dal 2012 intitolato a suo nome e la formazione professionale del personale addetto all’infanzia.
Muore a Novara il 5 febbraio 1999.