Oggi è un giorno speciale! Finalmente è stato emanato un decreto che sancisce il diritto di voto alle donne. Si è realizzato il sogno delle suffragette! Dopo lotte e fatiche per guadagnarci i nostri diritti, ora anche noi donne avremo la libertà di esprimere il nostro parere.
Non siamo più escluse.
LOLA
Angiola Minella Molinari, Lola per familiari e amici, nasce a Torino, il 3 febbraio 1920, rimasta orfana in giovane età (il padre resta ucciso in un attentato fascista), frequenta il Liceo D’Azeglio, uno dei migliori della città, dove si è formata più di una generazione della intellettualità piemontese. Una foto ce la restituisce con una rigorosa giacca, un bel sorriso e i libri di scuola legati, come si usava, con una cinghia. Angiola studia sodo, coltivando il sogno di iscriversi a Medicina, progetto al quale deve rinunciare di fronte alla ferma volontà della madre che la orienta verso la facoltà di Lettere e filosofia, considerata più idonea per una ragazza. Nel corso della guerra, l’abitazione di Minella viene colpita dai bombardamenti, l’incidente la costringe a sfollare a Noli in Liguria, consueto luogo di villeggiatura per la famiglia. La vocazione per la medicina, che non ha potuto coltivare con lo studio e la professione, trova espressione nella Croce rossa. Nel 1944 entra nella Resistenza, con la sorella Maria Pia, prima a fianco dei badogliani poi con i comunisti, conosce il partigiano Pietro Molinari, che sposa subito dopo la guerra. In questi mesi sceglie di impegnarsi senza risparmio nel Partito comunista e nell’Unione donne italiane entrando nel Consiglio nazionale, insieme a Nadia Spano promuove la campagna “Salviamo l’infanzia”. Nel 1946 Angiola è candidata alle amministrative e alla Costituente: ricerca un proprio stile riscuotendo indubbi successi con i suoi comizi. A Savona qualcuna commenta con entusiasmo l’oratoria di quella donna che nella politica metteva rigore e passione. Per alcuni anni è a Berlino nella Federazione democratica internazionale femminile nella veste di segretario generale.
È eletta alla I ed alla III Legislatura alla Camera dei Deputati; nel 1963 passa al Senato, dove rimane fino al 1972. In ambito istituzionale assolve a diversi incarichi nel campo economico, del lavoro, dell’emigrazione, sanitario e assistenziale. Nel 1964, insieme ad altri senatori, presenta il disegno di legge che disciplina la raccolta e la donazione di sangue e riconosce le Associazioni donatori, un impegno che rivela un’attenzione alla salute ed è al contempo una affermazione di civiltà, derivata probabilmente da quella sua vecchia passione per la medicina e la salute dei cittadini che resta la costante della sua biografia politica così come la sua attenzione ai problemi delle donne che sosteneva già trent’anni or sono, andavano bene oltre la parità ma coinvolgevano quella che sarebbe stata poi definita la condizione femminile.
Muore a Torino il 12 marzo 1988.