Vieri Bongini nasce il 6 ottobre del 1930 in un casolare a tre chilometri dal paese di Montaione (Firenze). La sua è una famiglia di mezzadri, cattolica e contraria al fascismo: il padre Giuseppe, in particolare, insegna al giovane Vieri i valori della pace e a non dare troppa importanza alle adunate cui deve partecipare indossando la divisa da figlio della lupa.
Finite le scuole elementari sia lui che il fratello devono abbandonare gli studi. Il podere di nove ettari gestito dalla famiglia ha infatti bisogno di braccia, e i genitori non si possono permettere di far studiare i figli più a lungo.
Da bambino, Vieri è fortemente attratto dal cattolicesimo, tanto che il prete della parrocchia vorrebbe che entrasse in seminario. Accade però un fatto che incrina definitivamente la sua fiducia nelle istituzioni ecclesiastiche: il 10 giugno 1940 le quattro campane del campanile della chiesa del paese si mettono a suonare a festa per celebrare l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania nazista. Inizialmente in famiglia si crede che l’allegro suono sia dovuto a qualche evento gioioso e solo il giorno successivo, andando in paese, verrà scoperta la drammatica realtà. La guerra, fortunatamente, passa senza lasciare lutti tra i Bongini; la fiducia che Vieri aveva nella Chiesa, però, risulterà irrimediabilmente compromessa.
Finita la guerra, all’età di 19 anni, Vieri si iscrive alla Federazione Giovanile Comunista Italiana e ha modo di conoscere e di ascoltare i primi discorsi del segretario Enrico Berlinguer. Quasi contemporaneamente si impiega nella Federmezzadri provinciale. Quella di diventare funzionario è una scelta difficile: vuol dire lasciare soli i genitori e il fratello nella complessa gestione del podere familiare.
Nel 1953 partecipa ad un corso di tre mesi alla scuola regionale del PCI e ha modo di conoscere Palmiro Togliatti. Partecipa a vari convegni sia all’estero che in Italia.
Nel 1957, dopo un lungo fidanzamento, sposa civilmente una ragazza di famiglia contadina come lui. L’anno successivo nascono due figli gemelli, che purtroppo muoiono in tenera età. In seguito nascerà un terzo figlio, Stefano.
Nel marzo del 1960 viene eletto segretario responsabile della camera del lavoro mandamentale di Prato. Lasciato il sindacato, nel 1975 viene eletto consigliere alle elezioni comunali di Prato nelle file del PCI, e viene nominato assessore all’agricoltura e al decentramento del personale. Successivamente, nel quinquennio 1980-1985, diventa assessore al bilancio, alle finanze e ai servizi demografici.
A 55 anni vorrebbe andare in pensione: ha già 35 anni di servizio e il desiderio di dedicarsi finalmente alla famiglia e al nipotino natogli di recente. Tuttavia la proposta del partito di assumere la responsabilità di un grande dipartimento composto da quattro commissioni di lavoro tematico lo fa desistere. Il dipartimento ha come denominazione “Problemi dello Stato” e comprende i seguenti settori: Difesa, Giustizia, Enti locali, Sanità, Servizi sociali.
Rimane membro del dipartimento per cinque anni, periodo in cui, tra le altre cose, avviene la trasformazione del PCI in PDS. Vieri è un sostenitore della linea di Occhetto, ed inizia una fitta corrispondenza con vari esponenti politici per auspicare l’entrata di nuove forze giovani nel partito, invitando le vecchie generazioni, compresa la propria, a fare un passo indietro.
La memoria di Vieri Bongini, intitolata Promemoria di una vita intensamente vissuta in coincidenza con una ricca e travagliata storia d’Italia è stata scritta per la partecipazione al premio LiberEtà. Nel 2000 lo scritto ha raggiunto l’Archivio Diaristico Nazionale. Nel 2005 è stata pubblicata dall’editore Pentalinea, con il titolo “Promemoria”.