Tilde Bonavoglia nasce a Cesena il 25 maggio del 1928. Figlia di un dirigente scolastico, si definisce la “pecora rossa” della famiglia, col padre monarchico che non approva le sue idee comuniste e il suo impegno politico. Durante la Seconda guerra mondiale è a Roma e nel settembre del 1943 scappa di casa, a quindici anni, per andare incontro agli Alleati e rientrare in città insieme a loro. Torna a casa un paio di settimane più tardi e aderisce alla Resistenza, iniziando la sua attività nell’Unione Studenti Italiani, col compito di distribuire a scuola volantini antifascisti e antitedeschi.
Si iscrive al Partito Comunista nell’immediato dopoguerra, dopo aver militato tra le sue fila clandestine negli anni del conflitto. Nel 1947 frequenta la scuola di partito di Reggio Emilia e prosegue poi nella sua attività politica, impegnandosi sia nelle campagne elettorali sia nelle lotte a favore dei lavoratori e nelle manifestazioni legate ad eventi nazionali e internazionali. Nel 1955 è in Romania al seguito di una delegazione comunista; parte di nuovo nel ’58 per Praga, dove rimane due anni lavorando per la rivista internazionale del PC. Il suo impegno prosegue nella sezione esteri e nella famosa scuola di partito delle Frattocchie, a Roma, cui alterna viaggi in delegazione che la portano – con sua grande soddisfazione – anche in Russia.
Nel 1981 va in pensione, ma non smette di seguire la politica e, in particolar modo, le traversie del suo partito. Nel 1989 è contraria alla svolta della Bolognina, e aderisce a Rifondazione Comunista. Tale scelta non è condivisa dal marito, Luciano Gruppi, storico dirigente del PCI conosciuto nel 1956 e sposato nel 1973, se non alla fine degli anni Novanta, quando anch’egli, dopo l’esperienza nel PDS, si iscrive a Rifondazione.
Tilde Bonavoglia si spegne ad Albano Laziale, nei pressi di Roma, il 23 marzo del 2015.
La sua memoria autobiografica, nata da una conversazione con lo storico Marco Del Bufalo e intitolata Gavetta rossa, è consultabile presso l’Archivio Diaristico Nazionale.