Francesco Schembari nasce a Ragusa nel 1943.
Durante gli anni della scuola superiore inizia a scrivere un diario, custode anche della sua corrispondenza, nel quale racconta delle sue amicizie e dei suoi interessi.
Al termine degli studi entra nell’Accademia militare di Modena che dopo pochi mesi, però, abbandona per frequentare la Facoltà di Matematica dalla quale esce con la lode: diviene poi insegnante, professione che lo porta a doversi trasferire spesso.
Negli anni 1961 e 1962 è campione regionale di atletica leggera nella 80h.
All’età di ventotto anni si sposa e il diario diviene il confidente delle difficoltà della vita coniugale.
Schembari consegna all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano un diario e una memoria, quest’ultima scritta a seguito del percorso psicoterapeutico dovuto a un crollo psico-fisico causato, nell’estate del 1995, dall’errata cura di una epatite virale e da altri dolorosi avvenimenti. Il consiglio del medico di raccontare la sua vita attraverso venti foto porta l’autore a ripercorrere, nel 1998, i fatti salienti della sua esistenza.
A seguito di tale esperienza, nel 2006 Schembari decide di ampliare i ricordi, così da poterli trasmettere ai suoi figli affinché, come la loro «rivisitazione ed esposizione» hanno, scrive, «accresciuto la consapevolezza di me stesso, accrescerà anche» la loro. Tale lavoro di revisione ed espansione ha portato le venti foto a trasformarsi in venti capitoli nei quali egli ripercorre e approfondisce gli anni del matrimonio e il suo annullamento, gli spostamenti tra Ragusa e Bologna, le esperienze scolastiche e gli scontri con i colleghi sul rinnovamento dell’insegnamento, l’attività di Preside a Castelvetrano e a Lentini, le esperienze sindacali, l’incontro e la frequentazione con Feliciano Rossitto, il lavoro di analista software gestionale per la scuola e la conseguente fondazione della ARGO software e la sua affermazione in campo nazionale come azienda leader nel settore, di cui scrive: «il bel lavoro creativo e che mi ha messo in contatto con persone di tutta l’Italia e mi ha fatto guadagnare tanti soldi e assaporare il piacere dell’espansione di libertà che ne consegue». A questi si aggiungono i racconti del viaggio a Cuba, l’incontro con Sergio Cofferati, i difficili giorni del rapimento Moro.
Un’ulteriore fase di modifica della memoria avviene nel momento in cui l’autore decide di donare il lavoro all’Archivio di Pieve. L’intervento più significativo, ci tiene a specificare, è avvenuto «a seguito della intervista che ho rilasciato ad una ragazza che ha fatto la tesi di laurea sulla nascita della CGIL. Ciò mi ha portato a separare l’attività sindacale dal contesto del racconto e di inserirla con carattere diverso come gli altri scritti “fuori testo”. Ciò mi ha consentito di inserire alcuni miei articoli che rispecchiano parti della mia autobiografia. A questa nuova versione ho lavorato fino all’8 febbraio 2013, il giorno dei miei settanta anni Chiude il racconto un Post scriptum dell’agosto 2013».