Loredana Paoletti nasce nel 1931 a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze.
Trascorre gli anni difficili della Seconda guerra mondiale tra l’incubo dei bombardamenti e la ricerca di cibo, in particolare del pane, per sé e per la propria famiglia. La sua adolescenza risulta dunque segnata dalla carestia, da ristrettezze che colpiscono anche le famiglie con un buon livello economico, come appunto la sua, tenuta insieme dall’affetto e dai valori condivisi.
Al termine del conflitto, la diarista decide di impegnarsi per il rinnovamento dei costumi delle donne, che per la prima volta entrano nel mondo dello sport e del sociale. Spinta dalla volontà di ricostruire e scoprire nuovi valori, nel tempo che ha libero dal lavoro di operaia ceramista, si occupa di politica, in particolare dell’acquisizione della parità tra l’uomo e la donna.
All’interno della sua memoria, Quasi una vita, scritta a partire dal 1930 (o 1939) sino al 1951, ella racconta dei primi venti anni della sua esistenza, «estrapolandone», come scrive, i momenti più significativi: «Ritornare indietro col pensiero a ricordare gli anni della giovinezza mi procura una tale euforia che rischierei di perdermi nel voler descrivere tanti episodi frammentati i quali non avrebbero un filo logico e comprensibile».
Tra i numerosi momenti c’è appunto quello in cui, militante nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) e nell’Unione Donne Italiane (UDI), partecipa all’organizzazione, nel 1951, degli “Incontri di Primavera”, programmati dall’Associazione Ragazze Italiane (ARI): con l’obiettivo di promuovere lo sport femminile e dunque compiere una vera «rivoluzione in campo etico e culturale», Loredana Paoletti incoraggia l’iniziativa nel suo paese, riuscendo nell’intento di formare una squadra di pallavolo, di pattinaggio, un gruppo di atletica leggera e di tennis da tavolo: «la risposta fu davvero soddisfacente e avemmo la conferma della loro voglia di cambiamento, di scoprire la vita».