Milvio Ciani nasce il 24 marzo del 1910 a Papigno, frazione del comune di Terni. Ha solo cinque anni quando il padre parte per il fronte della Grande Guerra e sette quando può riabbracciarlo, tornato a casa perché ferito a un braccio.
Giovanissimo, assiste all’ascesa al potere di Mussolini, che giudica fin da subito assai negativamente così come fa il padre, perseguitato a causa delle note posizioni antifasciste.
A vent’anni, fresco diplomato, aderisce al Partito Comunista e partecipa alle sue attività clandestine, rifiutando sempre l’iscrizione al PNF, sebbene ciò lo danneggi anche in ambito lavorativo. Negli anni trenta la famiglia Ciani si trasferisce a Roma e nel 1935 Milvio, che è specializzato in impianti elettrici e telefonici, per sfuggire alla chiamata alle armi si reca a lavorare in Africa Orientale. Rientrato in Italia, viene effettivamente richiamato nel 1939, ma riesce a evitare l’invio sul fronte albanese e parte, invece, di nuovo per lavorare in Africa.
Dopo l’armistizio del settembre del 1943 Milvio pensa di ritornare in Italia e ricongiungersi con la sua famiglia, ma il suo tentativo di fuga termina per l’arresto da parte degli inglesi, che ora controllano l’ex Africa Orientale di mussoliniana istituzione. Inizia per lui un periodo di prigionia, fino a che l’8 gennaio del 1945 ottiene il certificato di profugo e può finalmente rientrare in Italia. Dopo un viaggio travagliato, giunge a Roma e riabbraccia i suoi cari dopo cinque anni di lontananza.
Nell’immediato dopoguerra Milvio si iscrive al Partito Comunista e riprende così il suo impegno politico, con una particolare attenzione al settore occupazionale e alla difesa dei diritti dei lavoratori. Trasferitosi a Terni, nell’ottobre del 1945 viene assunto nella locale società di servizi elettrici, da dove sarà licenziato (e anni dopo, risarcito) per motivi legati alla sua attività politica. Tra la fine della guerra e l’inizio degli anni cinquanta Ciani è impegnato nelle campagne elettorali, nel mondo sindacale e nelle lotte operaie.
Milvio Ciani muore il primo settembre del 1992.
Il suo testo, Memorie di un antifascista, è stato depositato presso l’Archivio Diaristico Nazionale nel 2007 dalla figlia Nadia. La memoria racconta gli anni dal 1915 al 1950 e ha partecipato al concorso di LiberEtà.