Laila Malavasi nasce il 21 maggio 1921 a Roncolo di Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia.
Seppur di origini contadine e di gestione patriarcale, la famiglia è lontana dallo stereotipo per la grande rilevanza che, al suo interno, viene data alla cultura: il padre aveva studiato musica, tutti gli appartenenti al ramo paterno avevano lavorato negli uffici comunali di Vezzano e, come l’autrice stessa ricorda, tra giochi o giornalini per ragazzi la scelta ricadeva quasi sempre sui secondi, eccezion fatta per «Il Balilla» in quanto la famiglia era di estrazione antifascista e di orientamento socialista.
La riconosciuta centralità della cultura e dell’istruzione non permettono comunque alle donne della famiglia di essere alla pari degli uomini; relegata a ruoli di accudimento della casa e della prole, «la donna era impedita nella sua iniziativa, doveva badare alla casa», scrive Malavasi.
Nel 1927 il fascismo comincia a influire sulla sua quotidianità. Uno dei casi che riporta nel suo diario è, ad esempio, quello della «tessera della piccola italiana».
Gli orientamenti politici, che tanto hanno inciso sulla sua esistenza («la scelta politica a tempo pieno ha influito moltissimo nella mia vita») la porteranno a entrare nella Resistenza e, successivamente, a scegliere di non sposarsi né avere figli così da poter accettare ruoli dirigenziali nel sindacato o nel partito, anteponendo dunque le scelte professionali a quelle personali e private.