Maggiorino Conti nasce il 28 settembre del 1916 a Bologna. Il padre, operaio, muore due anni dopo la sua nascita, lasciando sola la madre con sei figli: Maggiorino è il più piccolo.
Uno dei primi ricordi della sua vita risale al 1926, ed è relativo al fallito attentato alla vita di Mussolini da parte del quindicenne Anteo Zamboni: Maggiorino è infatti tra la folla che si è radunata in via Indipendenza per assistere alla parata del Duce. In particolare il suo ricordo più vivido è la scena straziante dei passanti che sputano sulle macchie di sangue del ragazzo, linciato a morte dagli squadristi.
Finite le scuole elementari, all’età di dodici anni, Maggiorino trova il suo primo impiego in una fonderia e continua a lavorare come operaio fino al 1937, anno in cui parte militare. Nel 1939 viene richiamato e mandato in guerra; mentre è di stanza in Croazia si sposa, potendo così godere di un mese di licenza.
Nel settembre del 1943, dopo la resa italiana agli alleati, si fa coraggio e prende un treno per Ferrara; qui abbandona la divisa e indossa abiti civili. Raggiunge quindi Bologna a piedi, dove può riabbracciare finalmente la moglie e la mamma. La gioia però dura poco, perché si rende presto conto che è necessario nascondersi per sfuggire agli ex camerati tedeschi e ai soldati della Repubblica Sociale.
Rimane in clandestinità fino al 21 aprile 1945, giorno della liberazione della città, e il 25 aprile prende la tessera del Partito Comunista. Può quindi riprendere la vita normale: lavori precari, fame, esistenza piena di sacrifici, ma con almeno la libertà e la possibilità di partecipare alla costruzione democratica del paese.
Nel 1946 due vittorie per il PCI e per Maggiorino, che è impegnato nella propaganda: prima l’elezione del comunista Giuseppe Dozza a sindaco della città, quindi la vittoria della Repubblica al referendum istituzionale del 2 giugno. Forte è invece la delusione per i risultati delle elezioni del 1948: l’esito del voto vede la DC ottenere la maggioranza nel neonato Parlamento.
Nel 1951 muore la madre; nello stesso anno Maggiorino diventa segretario di sezione del PCI e lascia il lavoro.
Nel 1954 viene arrestato per aver stracciato manifesti del Movimento Sociale Italiano, ma viene rilasciato grazie all’intervento di un deputato comunista. Cessa l’attività per il partito nell’autunno del 1954, quando inizia a lavorare per la cooperativa CAMST, che gestisce vari punti di ristoro, tra cui quello della stazione di Bologna. Dopo una quindicina d’anni viene trasferito a Terrasini, in provincia di Palermo, dove la cooperativa ha in gestione la costruzione di un villaggio turistico.
Nel 1973, avendo raggiunto i quarant’anni di contributi, decide di andare in pensione, pur accettando di rimanere segretario di sezione di partito fino al 1979.
Nel 2001, dopo una lunga malattia, muore la moglie. Maggiorino affronta il lutto e la solitudine mettendo mano ai ricordi: scrivere le sue memorie, che nel 2003, con il titolo Lo rifarei ancora: viaggio nella memoria di un ottantenne, raggiungono gli scaffali dell’Archivio Diaristico Nazionale.