Lino Tosarelli nasce il 18 marzo 1926 a Bologna. Il padre Lorenzo è tranviere, la madre, Venusta, impiegata presso una ditta di ortofrutta. Oltre a Lino e alla sorella Laura ci sono Bruna e Bruno, i figli del primo matrimonio del padre. Tutta la famiglia vive nella periferia nord del capoluogo emiliano, in una zona un tempo rurale dove cominciano a sorgere le prime fabbriche. È una zona a vocazione socialista e comunista:il regime fascista fatica, qui, a fare presa tra la gente. Il padre di Lino Tosarelli non fa eccezione: dichiaratamente socialista, viene licenziato dall’azienda dei trasporti dove lavora con l’accusa, pretestuosa, di “scarso rendimento”. Per alcuni anni riesce a trovare soltanto impieghi saltuari nei cantieri edili, finché non avviene la disgrazia: cade da un’impalcatura, si rompe un femore e rimane invalido. È un colpo durissimo, dal quale non si riprenderà. Si toglie la vita nel 1938, quando Lino ha dodici anni e ha appena terminato le scuole elementari.
Per aiutare la madre inizia a lavorare come fattorino per diverse botteghe artigiane bolognesi, e a 14 anni viene assunto come apprendista in un’officina dove vengono costruite macchine utensili. Contemporaneamente, frequenta un corso per aggiustatore e uno quadriennale di disegno meccanico. Con questi titoli in mano viene assunto prima all’Acma, dove vengono costruiti i motori per i siluri, quindi alle officine Zocca.
Con lo scoppio della guerra alle difficoltà di tutti i giorni si aggiungono i bombardamenti e l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità. Ciò non fa che consolidare i sentimenti antifascisti di Lino, che all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre non ha dubbi. Aderisce risolutamente alla Resistenza ed è uno dei primi partigiani nella zona di Casa Buia, nel quartiere bolognese di Corticella.
Nella primavera del 1944 giunge la chiamata alle armi della classe 1926 e Lino è costretto definitivamente alla clandestinità. Superato il terribile inverno tra il 1944 e il 1945 entra nella 7a brigata dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e partecipa alla lotta per la liberazione della città.
Ricevuta la “decade” per il servizio prestato come partigiano – 42 mila lire che risollevano non poco le condizioni della famiglia -, diventa ausiliario nella Polizia di Stato. È un mestiere che non sente suo, e quando lui e tutti gli altri ex partigiani vengono licenziati dal corpo, nell’estate del 1947, è ben contento di accettare la liquidazione e perdere quel lavoro.
Intanto si iscrive al PCI. Nella sezione del partito trova lavoro come telefonista e usciere, e comincia a frequentare le organizzazioni territoriali diventando un attivista della FGCI. Quasi a compensare l’abbandono scolastico, si getta nella lettura dei grandi testi del pensiero marxista; poi, trovando questi troppo poco concreti (e di complessa lettura), devìa sui romanzi a sfondo sociale.
Dopo qualche anno trova il suo impiego definitivo: l’ATM, l’azienda di trasporti pubblici bolognese, bandisce un concorso riservato ai figli degli ex tranvieri per riparare ai torti subiti dai loro genitori da parte del fascismo. Lino viene assunto, e dopo alcuni mesi come bigliettaio diventa aggiustatore meccanico e viene trasferito nelle officine di riparazioni dei tram. Svolgerà questo lavoro per oltre trent’anni, fino alla pensione.
Nel 1950 aveva conosciuto quella che sarebbe divenuta sua moglie: Lidia, anche lei attivista del PCI. Il matrimonio avviene in quello stesso 1953 in cui – racconta Lino – per un pugno di voti il blocco socialista e comunista riesce a non far scattare il premio di maggioranza che, in virtù della cosiddetta “legge truffa” di Scelba, sarebbe toccato alla DC. Nel 1955 nasce la prima figlia della coppia, Nives.
Con l’arrivo degli anni ’60 i Tosarelli cominciano a vedere un po’ di benessere economico. Grazie anche al lavoro come magliaia della moglie, arrivano in casa la televisione, il frigorifero e una Fiat 500. Si possono permettere i primi viaggi: in Jugoslavia nel 1961, ad Helsinki per partecipare al Festival Internazionale della Gioventù nel 1962, di nuovo in Jugoslavia l’anno successivo.
Nel 1965 nasce la seconda figlia, Cinzia, e Lidia trova un lavoro più stabile come collaboratrice scolastica. Nel 1974 la federazione bolognese sceglie entrambi i coniugi Tosarelli come membri di una delegazione che sarà ospite per un mese nella Repubblica Democratica Tedesca.
Nel 1979 Lino va in pensione, ma non termina il suo impegno politico: viene eletto nel consiglio di quartiere di Corticella e presidente della Casa del Popolo che il PCI ha qui costruito nel 1964. Collabora inoltre attivamente con l’associazione Italia-URSS, facendo da accompagnatore alle delegazioni provenienti dalla Russia.
Nel 2001 inizia a scrivere la propria memoria autobiografica per partecipare al concorso LiberEtà: i suoi Ricordi verranno affidati all’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano nel 2004.
Lino Tosarelli muore nel 2009.