Vittorio Giovani nasce nel 1931 a Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto.
Dopo le scuole elementari, nel 1942, viene sfollato a Murci di Scansano dove entra in contatto con la realtà contadina e operaia. Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza lavora come contadino e come mozzo sui pescherecci.
Dopo la guerra è prima muratore, poi impresario edile con il fratello.
Di solida fede cristiana, nel 1954 sposa Maria Rosa Fedi, con la quale vive una vita di «immensi sacrifici, fervide speranze, vicende amarissime e, semplici, ma grandi soddisfazioni». Dal matrimonio nascono due figli, Mara e Walter, quest’ultimo deceduto in un grave incidente stradale a soli ventuno anni.
Tra i numerosi incarichi politici, in questo periodo è Dirigente provinciale della Democrazia Cristiana e, dal 1964 al 1969 ne è Consigliere provinciale.
Nel 1967 lascia Murci di Scansano e si trasferisce con la famiglia a Grosseto; nello stesso anno è nominato Cavaliere della Repubblica Italiana.
È membro del Comitato regionale e, dal 1968 al 1972, Segretario provinciale del Sindacato lavoratori elettrici flaei-cisl (Federazione Lavoratori Aziende Elettriche Italiane-Cisl).
Prima operaio presso la società Romaval, è poi, attraverso la Democrazia Cristiana, assunto dall’Enel con la qualifica di assistente tecnico, lavoro che, nel 1972, è costretto a sospendere per un anno, parallelamente all’attività politica, a causa di un infarto.
Nel 1974 è insignito del titolo di Cavaliere ufficiale e nel 1983 di quello di Commendatore.
Presidente del centro professionale della Regione gestito dalla provincia di Grosseto, è anche, dal 1986 al 1992, Presidente del gruppo sportivo ciclismo Curiel.
Quella di Vittorio Giovani è, come lui stesso scrive, «la storia di un cattolico praticante, marinaio, contadino, giovanissima staffetta partigiana, invasore di terre, galeotto, chitarrista, maggerino, muratore, impresario, elettricista, sindacalista, politico, dirigente sportivo, commerciante […], ancorato ad un grande amore: la famiglia, e ad una straordinaria passione: la Democrazia Cristiana». La sua è «anche la […] testimonianza di come con l’aiuto della fede in Dio, si possono, umanamente, superare tremendi dolori. È il dono d’amore per il mio amatissimo nipote Carlo Alberto del mio lungo cammino di vita che mi ha insegnato a pesare le piccole e grandi cose di tutti i giorni parlando al cuore con l’unico linguaggio che comprende cioè l’amore».
«In pensione ma mai pensionato», come scrive, dal 1984 collabora con la ditta della figlia e del genero.