Anna Maria de Lena Pavcovich nasce a Bolzano il 3 maggio 1938.
La sua memoria si apre con i ricordi della sua infanzia che ella trascorre serenamente, circondata dall’amore dei nonni nel piccolo centro di Lamon, in provincia di Belluno.
Prova della centralità, nella sua vita, di questi primi anni è il titolo stesso del suo diario, La ragazza di Lamon che diverrà, in seguito, il suo primo romanzo.
Nel ripercorrere i periodi più significativi della sua adolescenza l’autrice, ormai pensionata al tempo della scrittura, si imbatte in ricordi non sempre felici: il trasferimento a Bolzano con i genitori e i due fratelli, l’abbandono della scuola a quattordici anni così da poter contribuire, con il lavoro, al sostentamento della famiglia rappresentano alcuni dei momenti più difficili della sua adolescenza, tra i quali anche il drammatico rapporto con il padre violento, che la molesta, il mancato intervento della madre, moralmente soggiogata all’uomo e, in un secondo momento, il difficile rapporto con il marito.
Anna Maria lavora dapprima in un forno e in fabbrica, è poi cassiera di un cinema, e diviene poi segretaria.
Molto spazio è dato, nel diario, agli anni Sessanta, centrali perché caratterizzati da importanti e decisivi cambiamenti, e ai Settanta: nel 1974 l’iscrizione all’UDI (al tempo Unione Donne Italiane, oggi Unione Donne in Italia) di Bolzano, la ridefinizione della sua identità e la scelta, dunque, di un serio intervento in politica, le permetteranno di rileggere i momenti cruciali della sua esistenza alla luce del nuovo impegno e di una nuova coscienza femminista.
Gli anni Ottanta sono poi caratterizzati dall’attività di assistente geriatrica.