Anna Perrini, detta Emilia, nasce a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 25 giugno del 1945. È l’ultima di cinque figli.
Il padre Paolo è professore di storia e filosofia e lavora nell’editoria. La madre, Laura Sacerdote, di religione ebraica e anche lei insegnante, è una molto combattiva militante del PCI, e per questo si è guadagnata in paese soprannomi come “pasionaria” o “sacerdotessa di Stalin”.
Pur essendo comunista e di religione ebraica, Laura fa battezzare Anna, così come ha fatto per i quattro figli nati precedentemente, nel tentativo di “arianizzarli” e salvarli dalle persecuzioni. La madre è l’unica ebrea della città a essere riuscita a sfuggire dalla deportazione in Germania: quando i tedeschi entrano in casa riesce a trasformare l’interrogatorio da parte dell’ufficiale tedesco in una conversazione su temi culturali, ed in qualche modo lo convince ad andarsene via.
I genitori la portano ad ascoltare decine e decine di comizi e manifestazioni organizzate dal PCI. Molti incontri avvengono anche tra le mura domestiche: con personalità politiche, del mondo della cultura e del sindacato. La politica influenza persino i giochi dei bambini: il fratello, insieme ai suoi coetanei, gioca in una cabina elettorale costruita da loro dove simulano di votare. Anna e le sorelle Carla e Paola, in occasione delle elezioni, si divertono a strappare di nascosto manifesti dei partiti di destra.
Quando Anna ha sette anni la famiglia si trasferisce a Torino. Un fatto che resta impresso nella sua mente durante questi anni è il particolare lutto sperimentato in famiglia alla morte di Stalin: un evento che l’autrice descrive come il primo trauma politico della sua vita.
Alle scuole medie si dimostra una brava studentessa, legge moltissimo, ma si sente estranea a quel mondo alto-borghese al quale apparterrebbe: lo considera frivolo e superficiale.
Durante l’adolescenza avverte il fascino della chiesa: l’istituzione ecclesiastica, infatti, con i suoi riti e le sue certezze, in contrapposizione alla burrascosa vita familiare, le dona un senso di sicurezza. Inizia quindi a frequentare dei circoli di aggregazione cattolici. La spinta definitiva verso queste posizioni avviene grazie all’incontro con un ragazzo universitario, amico del fratello e cattolico di sinistra, di cui rimane innamorata per anni, seppur di un amore che resterà sempre “platonico”.
Approdata al liceo, continua a impegnarsi seriamente negli studi e con alcuni compagni di classe fonda una organizzazione giovanile di sinistra chiamata Nuova Resistenza, di cui è una delle poche esponenti cattoliche. Dopo la laurea in lettere svolgerà la professione di insegnante nelle scuole superiori.
La memoria di Anna Perrini, intitolata Emilia, è stata scritta agli inizi degli anni ’80 ed ha raggiunto l’Archivio Diaristico Nazionale nel 1984, partecipando alla prima edizione del Premio Pieve. È stata pubblicata per i tipi dell’Arciere nel 1987.