Quel voto ce lo siamo conquistate.
Nessuna Resistenza sarebbe potuta essere senza le donne. Si dice che furono poche le partigiane, ma non è vero: ogni donna che io ho incontrato in quel periodo era una partigiana. Per aver diviso a metà una patata con chi aveva fame, aver svuotato gli armadi per vestire i disertori, aver rischiato la vita tenendo in soffitta profughi o ebrei. Era quella la vera Resistenza.
Io ho combattuto, ma certo non mi divertivo a far saltare i treni o altre cose. La violenza dei tedeschi l’ho pagata sulla mia pelle di donna.
T. MATTEI
Teresa Mattei nasce a Quarto (Genova) il primo febbraio del 1921. Teresa, terza di sette figli, cresce negli anni del regime in una famiglia antifascista. La giovane impara presto a sostenere e a difendere le proprie posizioni. Al Liceo reagisce alla propaganda razzista e viene espulsa. Ancora adolescente, collabora nell’antifascismo con lo pseudonimo di “Chicchi”, diffonde la stampa e mantiene i contatti. Si reca a Mantova per incontrare don Mazzolari ed è arrestata, poi si avvicina al Pci. Nel 1944 si laurea in Filosofia e raggiunge Roma per avere notizie del fratello detenuto a via Tasso. Quel viaggio la vede vittima di violenze e di uno stupro ad opera di soldati tedeschi, un episodio che renderà pubblico solo a distanza di molti anni. Con la Liberazione, si dedica all’attività politica, organizza i giovani ed entra nell’Udi: è in questa cornice che propone la mimosa quale simbolo dell’8 marzo, una maternità rivendicata anche da altre.
Apprezzata dal partito, Teresa è chiamata da Togliatti a Roma; è eletta alla Costituente. La più giovane delle costituenti all’età di ventisei anni aspetta un bambino da un uomo sposato. Una gravidanza extra-matrimoniale che il partito critica ponendo la giovane in una posizione marginale. Adottando l’espediente del matrimonio all’estero, ella si reca in Ungheria per “regolarizzare” l’unione con Bruno Sanguinetti, ma ormai i rapporti con il Pci sono compromessi, sebbene Teresa accetti la candidatura alla I Legislatura. Le contraddizioni tra la sua posizione libertaria e quelle del Pci sono profonde e viene espulsa dal Partito.
Rimasta vedova, si risposa con Iacopo Muzio, partigiano e comunista, dal quale ha due figli; alla fine degli anni Sessanta si separa. Seppure lontana dalla scena politica istituzionale, in lei rimane vivo il senso della responsabilità civile: rivolge attenzione all’infanzia e promuove numerose iniziative quali «Radio Bambina», rivolta all’infanzia bosniaca colpita dalla guerra. Coerente con questo progetto è la proposta d’integrazione dell’articolo 3 «pari dignità di tutti, bimbi compresi». Nel 1966, quale presidente della Cooperativa monte Olimpino di Como, insieme con Bruno Munari e Marcello Piccardo, realizza e produce film nelle scuole, ideati dai bambini. Con la Lega per i diritti dei bambini alla comunicazione, Teresa è al centro di molte campagne per la non violenza.
Muore a Lari (Pisa) il 12 marzo del 2013.