Graziano Zappi nasce il 16 novembre 1927 a Mordano, piccolo comune del bolognese, in una famiglia di tradizione operaia.
Dopo l’8 settembre 1943, quando è un giovane studente del liceo classico “Rambaldi” di Imola, aderisce ad un gruppo antifascista; il mese successivo si iscrive al PCI, allora clandestino.
Nel gennaio 1944 lascia la propria casa e si aggrega a un gruppo di partigiani insediatisi alle pendici del Monte Faggiola. Il suo nome da battaglia è “Mirco”. Dopo un rastrellamento che porta alla dispersione del gruppo, nel marzo 1944 entra nelle fila dell’8ª brigata Garibaldi sul Monte Falterona.
Viene rintracciato dal padre Manlio che lo riporta caparbiamente con sé a Mordano. Provato dalla durissima esperienza in montagna e cedendo alle preoccupate pressioni dei familiari, Graziano accetta di presentarsi alla chiamata alle armi da parte della RSI. Nell’esercito repubblichino non trascorre però che poche settimane: ripresi i contatti con alcuni antifascisti locali, alla fine di giugno rientra nelle fila dei partigiani impegnati nel territorio circostante e con loro resta fino alla fine della guerra. La sua brigata è la 7ª GAP, dove esercita il ruolo di vice commissario politico di compagnia.
Finita la guerra diventa segretario della sezione del PCI di Bubano e frequenta la Scuola Centrale Quadri del partito. Nel 1946 tiene la prima conferenza nel suo paese natale, in occasione della campagna per eleggere l’Assemblea Costituente e per il referendum istituzionale.
La direzione del PCI apprezza il giovane Graziano e decide di inviarlo dapprima a Praga, dove lavora per la radio “Oggi in Italia”, quindi in Russia, nella redazione italiana di “Radio Mosca”; infine a Berlino Est, in qualità di responsabile della radio “Oggi nel mondo”.
Nel frattempo impara il francese, il tedesco, il russo e nel 1965 si laurea presso l’Università di Bologna con una tesi in psicologia.
Si stabilisce finalmente a Bologna, dove diventa direttore della scuola di formazione quadri di partito, oltre che insegnante di materie letterarie nelle scuole medie.
A partire dal 1969 comincia a lavorare come traduttore, sia per la Casa Editrice Progress di Mosca (per la quale traduce in italiano, assieme alla moglie Maria, numerose opere di storia e di filosofia dal russo), sia per i dirigenti del PCI italiano, che accompagna durante le loro visite in Unione Sovietica. Diventa il traduttore personale di Longo e Napolitano, e conosce personalmente i segretari del PCUS Krusciov, Breznev e Gorbaciov. Continuerà a tradurre fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989.
Confermando il suo impegno politico anche dopo la trasformazione del PCI in PDS, nel 1995 si candida e viene eletto come consigliere comunale a Casalecchio di Reno. Qui, alle porte di Bologna, muore il 16 novembre 2017.
Autore di numerosi libri, tra il 2000 e il 2005 scrive anche un’autobiografia, intitolata Ricordi di un comunista italiano. Il testo perviene all’Archivio Diaristico Nazionale nel 2006.