Era bello pensare che uomini come Luchino Visconti, Italo Calvino, Carlo Levi, Renato Guttuso per citare solo i più famosi, fossero solidali con noi e anzi, ci considerassero “uomini di cultura”, non semplici lavoratori. E sono venuti in fabbrica nel luglio del ’51 per manifestarci personalmente la loro stima e l’appoggio alla nostra lotta. E ne avevamo bisogno, in quel momento, dopo nove mesi di occupazione durissima cominciavamo a sentirci stremati, sfiduciati su un esito positivo. Se mi permetti vorrei leggerti un brano del discorso che Carlo Levi ci rivolse in quella giornata memorabile. Queste sono le sue parole: “Voi siete i portatori di una nuova cultura: siamo noi che dobbiamo ringraziarvi per la lotta che state conducendo, per l’esempio che date a tutti gli italiani liberi e veri, a nome dei quali vi saluto. Gli uomini di cultura siete voi, perché la vostra lotta è di per sé un grande fatto di cultura, aldilà degli interessi individuali. Perciò noi ci troviamo in mezzo a voi come fratelli: voi siete uomini di cultura e lo siete per il coraggio di cui date prova, per la probità, per l’amore che portate a questa realtà viva che è la vostra fabbrica, per la qualità, la conoscenza e le capacità tecniche dimostrate e soprattutto per il modo con cui avete posto il vostro problema sul piano dell’interesse nazionale. In questo modo voi continuate la tradizione vera della classe operaia che si batte per il rinnovamento della struttura sociale”.