LE ELEZIONI : MONARCHIA = REPUBBLICA
L’Italia nel frattempo, ricostruito il Governo unitario nominato dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), firmata la pace con gli USA, gli Inglesi, i Francesi, e i Russi, si preparava ad andare alle elezione per il referendum Monarchia o Repubblica.
Siamo nel 1946 e com’è noto gli Italiani, anche se per pochi voti di scarto, votarono per la Repubblica e questo creo grande entusiasmo, specie tra i lavoratori, e nelle sedi dei partiti, ormai ricostituitisi. Regnava in tutti grande fiducia e grandi speranza per il domani.
Alle prime elezioni i ragazzi della FIGC, assieme ai compagni del PCI, rimasero di guardia, anche se debita distanza per la presenza delle forze dell’ordine, dei seggi elettorali perché non ci fossero imbrogli, perché nessuno attentasse alle regolarità del voto.-
Via, via che si andava avanti anche l’Italia faceva altrettanto, le grandi fabbriche avevano da tempo riaperti i loro battenti e le loro produzioni (a Pisa la S.Gobain, la Piaggio, la tessile della Fontina, la FIAT a Marina di Pisa, ecc.) la ricostruzione delle case, delle strade, ovvero di quanto era stato distrutto dalla guerra, iniziava con un certo impegno e risolutezza.
La gente aveva capito che la svolta, rispetto al fascismo e alla monarchia, si era avviata, che avrebbe proseguito e che malgrado le prime avvisaglie dell’egemonia DC (Democrazia Cristiana) i valori essenziali della vita, anche se parzialmente applicati, restavano saldi negli animi di tutti e cioè: libertà, democrazia, progresso e lavoro.
Le elezioni per il Parlamento Nazionale furono vinte dalla DC, con oltre il 50 % da sola, ovviamente aiuta anche dalla Chiesa, dalle industrie, dagli agrari, dalla piccola borghesia. Il secondo partito, dopo la DC, fu il PCI, seguito dal PSI (Partito Socialista Italiano), dal PRI (Partito Repubblicano Italiano), dal PLI (Partito Liberali Italiani) PSDI (Partito Socialdemocratico Italiano) ecc.
Il Partito Comunista, dopo le elezioni del primo Parlamento costituente, fu costretto a rivedere i propri comportamenti, a condannare gli estremismi verbali, a capire che la società nazionale era composta di soggetti diversi, con cervelli diversi, e che quindi la propria politica doveva, pur sempre a difesa dei lavoratori, tener conto di tutto ciò e con questo adeguarsi o fare i conti.