Belinda Ingenito nasce nel 1945, a Suhl, in Germania, dove anni prima erano emigrati i genitori. Rientrata in Italia, a Castellammare, paese d’origine del padre, trascorre serenamente gli anni della sua infanzia, circondata dall’affetto dei nonni.
Nel 1955, dopo la nascita della sorella, la famiglia si trasferisce a Martinengo, in provincia di Bergamo, paese d’origine della madre.
La condizione di serenità si interrompe nel momento in cui il padre trova lavoro in Francia e porta con sé, inevitabilmente, l’intero nucleo familiare.
A Parigi le sorelle Ingenito frequentano le scuole e imparano perfettamente il francese ma non riescono a integrarsi rivendicando continuamente la loro italianità, il loro essere RITAL (termine dispregiativo popolare francese che indica una persona di origine italiana emigrata in Francia).
Ottenuto il diploma, Belinda frequenta corsi per corrispondenza, prende la patente e riesce così a trasferirsi di nuovo in Italia, a Milano, città da lei tanto amata.
Un rapporto controverso con il mondo del lavoro caratterizzerà l’intera sua vita: di fronte al desiderio della maggioranza di un posto fisso col quale raggiungere il traguardo della pensione, la diarista cambia continuamente lavoro, licenziandosi spesso, senza certezza della successiva avventura professionale. Dietro una scelta di questo tipo si cela però una perenne forma di insoddisfazione, la difficoltà a trovare un equilibrio al quale ancorarsi che, oltrepassando i confini lavorativi, sfocia in disturbi nervosi e psicosomatici.
La famiglia e alcune esperienze professionali la portano spesso in Francia, per la quale continua, anche da adulta, a provare sentimenti non positivi: «Ho preso per Parigi la stessa esigenza che ha una moglie verso il marito e serbo per l’Italia l’indulgenza che si ha per il proprio amante».
Ripercorrendo la sua storia Belinda desidera ordinare i fatti della sua vita e comprendere le scelte compiute. Al suo interno, l’episodio più intimo raccontato riguarda la morte del padre di fronte alla quale ad un primo momento di stravolgimento emotivo, si sostituisce una fredda metodicità.
I sentimenti e la difficoltà di rapporto col mondo la portano a concentrare tutti i suoi sforzi sul lavoro, con ottimi risultati: al momento del pensionamento, nel 2002, è infatti addetta alla gestione del personale della Banca di Sicilia.