Adolfo Chiesa nasce a Roma nel 1933.
Consegue la maturità classica presso il Liceo Visconti di Roma di cui parla come di una realtà immutata negli anni dove «tutto è rimasto com’era: in certe classi, al Visconti, i banchi sembrano (o sono) gli stessi d’un secolo prima, quelli dove si sono seduti Baldini e Papa Pacelli, mio fratello Romualdo, Franco Rodano, e Vannutelli». Immutate «la Presidenza e la sala professori», «i programmi, Dante, Manzoni, Carducci, Lucrezio, sempre le stesse versioni di latino, le stesse formule di chimica e matematica, lo stesso freddo d’inverno con qualche stufetta in più».
Diviene poi giornalista professionista: scrive per il quotidiano romano «Paese Sera» dal 1954 al 1986, anno in cui, come racconta, viene immotivatamente licenziato.
È autore di numerosi libri di satira politica tra i quali Le più belle vignette sul ’68. «Una risata vi seppellirà», Come ridevano gli italiani, La satira politica in Italia, Come noi non c’è nessuno. Gli italiani, vizi e virtù.
Il diario di Chiesa intreccia alla sua vita privata l’intensa e lunga carriera di giornalista, raccontando della vita di redazione e delle interviste a personaggi illustri, politici, scrittori, intellettuali e uomini e donne della cultura italiana degli anni Sessanta e Settanta. Tra questi Maria Bellonci, Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda, Alberto Mondadori, Elsa Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Cesare Zavattini.
Accanto all’esperienza professionale e privata, il diario racconta anche della sua profonda delusione politica e della sfiducia nei confronti del Partito Comunista.