L’insegnante di lettere del primo anno è svanita presto dalla mia mente. Siciliana, autoritaria, fa pubbliche dichiarazioni di fede per Benito Mussolini; di lei non mi è rimasto nemmeno il nome, mentre ho ancora nel naso il profumo buono dell’antologia da cui ci fece leggere La roba, una bellissima novella di Verga. Mi è rimasto per sempre nella testa il suo esordio favolistico: “Il viandante che andava lungo il biviere di Lentini”. La Blasi mi prese subito in simpatia anche per la mia spiccata attitudine al disegno. Ma dall’album evanescente dei miei professori, copro decisamente mobile in quegli anni, spiccano soprattutto due nomi, legati all’anno di terza media. La Crescenzi, bionda insegnante di lettere, un po’ mammista, ma amata da noi per il suo stare dalla parte degli studenti, sempre e comunque, e il professore di matematica, il supplente incaricato Perosino, ancora iscritto all’ultimo anno di architettura. Non so come un giorno ritrovammo la sua faccia su un volantino, stretto tra due poliziotti e con un cartello in mano contro la scuola dei padroni. Da allora seguimmo le sue vivaci lezioni ancora con più interesse.